La chiesa di San Giacomo

LA CHIESA DI SAN GIACOMO  facciata anteriore
LA CHIESA DI SAN GIACOMO facciata anteriore

Situata nella parte alta del borgo San Giacomo è la chiesa più antica di Melissa risale all'alto Medioevo, intorno alla primitiva struttura del sito o "pieve"  è sorto probabilmente  il primo nucleo abitativo del centro storico, è stata edificata prima del castello  e prima che Vinceslao  Campitelli acquistasse il feudo di Melissa  per 3.000 ducati  nel 1485. 

Da alcuni documenti scritti agli inizi del 1500 si apprende dello juspatronato tra  la famiglia Campitelli e la chiesa di San Giacomo, legame molto stretto che i Campitelli e successivamente i Pignatelli conserveranno fino alla rinunzia avvenuta nel 1842 . Io juspatronato  dava diritto al feudatario nominare il parroco della chiesa, di ricevere preghiere particolari per la sua  salute spirituale e dei suoi familiari, di fregiarsi dello stemma di famiglia sul portale della chiesa - ma comportava anche la dotazione di un patrimonio fondiario da cui trarre le risorse per il mantenimento della chiesa  e dell'altare. Il  Beneficio istituito dai Campitelli  era tra i più rilevanti della diocesi di Umbriatico

Secondo la tradizione popolare la chiesa di San Giacomo è legata al conte Francesco Campitelli feudatario di Melissa dal 1624 al 1668, che nell'esercitare lo "jus primae noctis," nel 1633 sarebbe stato ucciso al termine di una cerimonia nuziale nei pressi della chiesa nel portare la sposa al vicino castello. Recentemente questa leggenda popolare è stata però smentita dal Prof. Antonio Cosentino (storico) da documenti ritrovati negli archivi di stato di Napoli il conte è morto 1668 e sepolto nel convento dei padri cappuccini di Strongoli.

A  riprova di quanto affermato da altri documenti presenti nell'archivio di stato il conte avrebbe fatto il suo primo testamento l'11 agosto 1635 e nello stesso periodo non avendo dato compimento alle disposizioni testamentarie di donna Antonia Staiti moglie del fratello Annibale, il vescovo di Umbriatico lo sollecitava in tal senso in qualità di erede universale del fratello. A tale compimento destina la somma di 2.000 ducati della cognata alla costruzione di una nuova cappella laterale nella chiesa di San Giacomo rompendo il muro di qualche metro alla destra della porta di accesso e dotandola degli ornamenti necessari. Inoltre sul muro di recinzione per accedere alla chiesa fa apporre due leoni in pietra e lo stemma in marmo dei Campitelli sul portale della stessa chiesa. Come disposto nel testamento del 1635 fa erigere il suo sepolcro corredato dalla sua statua  in marmo (foto)  distesa su una tavola marmorea con la scritta in latino dove si esaltano le sue virtù combattive o guerriere. La leggenda popolare voleva che la sua statua funebre ritrovata a pezzi nella sacrestia della chiesa e ritenuta oscena fosse stata eretta dalla popolazione per ricordare l'odiato sopruso patito per il  diritto della prima notte.

Dal catasto onciario del 1742 si rileva che la chiesa di San Giacomo è quella con una dotazione fondiaria più consistente rispetto alle parrocchie di San Nicola e di Santa Maria dell'Assunta con una rendita di 104,09 ducati derivante principalmente dal patrimonio fondiario, 425,5 tomolate. Dotazione che in maggior misura derivava dal diritto di patronato dei Pignatelli.

All'interno della chiesa si trovavano diversi benefici  dei Pignatelli sotto diversi titoli ( S. Giacomo e S Stefano; di S.Maria dell'arco ecc.)  assegnati al sacerdote Vincenzo Giunti di Strongoli procuratore ed agente generale dei Pignatelli.  Seconda comunque in ordine di importanza religioso alla chiesa matrice di San Nicola, "Solo in essa si conservava il sacramento dell'eucarestia, che era riposto in una custodia legno dorato, e vi era l'unica fonte battesimale del paese ed il sacrario". I parroci delle altre chiese del paese dovevano  ricevere da essa i sacramenti ed i sacramentali.

Dal 1796 al 1801 i feudi di Melissa e Strongoli dei Pignatelli vengono sequestrati e successivamente confiscati dalla Giunta di Stato e le rendite inviate dagli amministratori ai ministri regi e non più ai Pignatelli. Il feudatario Ferdinando Pignatelli aveva partecipato alla congiura Giacobina del 1794 e da giacobino nel gennaio 1799 aveva aderito alla proclamazione della repubblica filo francese. Con la riconquista della capitale dai Sanfedisti del cardinale Ruffo; Ferdinando Pignatelli e il fratello Mario insieme ad un centinaio di giacobini vengono decapitati pubblicamente, il 30 settembre 1799.

A seguito delle traversie politiche dei Pignatelli il parroco D. Fabbrizio Cristoforo, voluto dagli stessi Pignatelli dal 1795 alla guida della parrocchia di San Giacomo, sfrutta la situazione per prendere possesso di 568 tomolate di terreno del feudo, tutti  i fondi  confinanti  con quelli  della  chiesa  per farne  godere i frutti al clero.

Con l'accordo di Firenze del 28 marzo 1801 re Ferdinando dispone l'amnistia e la grazia per i reati politici giacobini. I feudi di Melissa e Strongoli ritornano nelle proprietà di Francesco Pignatelli ultimo feudatario. Seguirà un periodo lungo ove il principe tenderà di venire in possesso dei terreni usurpati dal parroco facendo ricorso ai tribunali di Cosenza, Catanzaro e successivamente alla Gran Corte Civile delle Calabrie.

La causa si concluderà molto tempo dopo nel 1842 ove gli avv. del vescovo di Cariati e del dell'ex feudatario arrivano ad un accordo secondo cui Francesco Pignatelli rinuncia allo juspatronato sulla chiesa di San Giacomo (nel 1831 aveva venduto ai fratelli Giunti di Strongoli tutte le sue proprietà) e concede parte dei terreni contesi.

A partire dagli anni venti del XIX secolo si assiste ad un decadimento strutturale della chiesa tanto che il vescovo di Cariati Serao in visita a San Giacomo la trova "priva degli arredi sacri, con il soffitto e le pareti umide e cadenti, le lapidi delle tombe rotte" - Alcune delle cappelle in uno stato di totale abbandono sono interdette al culto. Nelle successive visite pastorali si presenta ulteriormente degradata da essere definita una "spelonca" . Nel 1840 il nuovo vescovo Golia fa restaurare e ed arredare la chiesa con 165 ducati del beneficio vacante in quanto la chiesa era rimasta priva del parroco D. Fabrizio Cristoforo sospeso a divinis anni prima per gravi inadempienze liturgiche e amministrative

il processo di degrado continua nei decenni successivi - il parroco Giuseppe Basta nel 1899 con interventi di restauro cerca di arrestare tale processo ed ancora nella seconda metà del novecento si assiste ad un nuovo intervento di restauro conservativo - nel frattempo il centro storico si svuota causa l'emigrazione e la stessa parrocchia viene aggregata alla chiesa matrice che assume il titolo di parrocchia di San Nicola e San Giacomo. Oggi la chiesa di San Giacomo è chiusa al culto.

(N.B.. La chiesa di San Giacomo è parte del patrimonio storico-culturale del popolo Melissese- Si invitano le autorità civili e religiose  di adoperarsi per l'apertura della chiesa da molto tempo chiusa ai fedeli ed ai numerosi visitatori del borgo antico)..

Blibliografia: A. Cosentino -  La chiesa di San Giacomo

Bibliografia: A. Pesavento - Melissa e i suoi edifici

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