In Cammino Verso Fragalà
IL GIORNO DOPO
All'indomani della caduta del fascismo la gente di Melissa era fiduciosa che le cose sarebbero cambiate: dall'immobilismo protettivo del latifondo, che per oltre venti anni lo aveva preservato, alla ripresa delle lotte contadine per le occupazioni delle terre. Ben presto in paese si formò un piccolo raggruppamento di persone a cui presero parte anche diversi reduci ritornati dai luoghi di guerra. L'obiettivo era il latifondo, ovunque si parlava della terra e delle terre del feudo, di quelle incolte e della distribuzione di esse ai contadini. Anche coloro che erano stati sostenitori del fascio ben presto per necessità e non per opportunismo ne divennero sostenitori. la terra con i propri frutti avrebbe dato da mangiare a tutti. La sala quella del fascio, intorno alla piazza, dopo poco tempo divenne la sala dei marxisti ove il popolo poteva riunirsi. La ripresa delle occupazioni delle terre avvenne già nel mese di settembre del 1943 un pò dopo l'armistizio in un fondo del Berlingeri a Melissa, cosi anche a Casabona, Strongoli, Cirò, San Nicola Dell'Alto , successivamente a San Mauro Marchesato e Crucoli.
IL DECRETO 19 OTTOBRE 1944
Allora La sezione di Melissa del partito comunista era guidata da Salvatore Lonetti abitante nella ruga della "Porticeddra" vecchio socialista e abile oratore. Rivolto al ministro dell'agricoltura Fausto Gullo (Catanzarese), presente il 13 luglio del 1944 a Crotone per incontrare i produttori di grano del marchesato nel cinema Apollo, per la consegna all'ammasso di stato del grano prodotto, fa presente il problema della terra: "Tu sei il ministro comunista, se non la poni tu la questione della terra chi altro la potrà porre?" . Dopo poco tempo da quell'incontro serrato e schietto con i contadini e i massari, il 19 ottobre 1944 viene varato il decreto n. 279 sulla "concessione ai contadini delle terre incolte" il ministro riprendeva sostanzialmente il decreto Visocchi, ma con modalità differente. Prevedeva la possibile concessione di terreni incolti o mal coltivati a associazioni di contadini costituite in cooperative con l'obbligo di coltivarli e di pagarne il canone annuo.
Per garantire la sicurezza alimentare , dare una risposta ai contadini, alle loro famiglie e ai tanti disoccupati il ministro dell'agricoltura Gullo tentò di riformare l'agricoltura meridionale con una serie di decreti tra il 1944 e 1945 oltre al decreto sulla "Concessione ai contadini delle terre incolte o mal coltivate" né furono emanati altri, la nascita dei cosiddetti "granai del popolo"; la proroga dei contratti agrari; Divieto di subaffitto dei fondi rustici; riforma dei patti agrari. Per il lavoro svolto e la fiducia che la gente gli aveva riposto si meritò l'appellativo di "ministro dei contadini". Rimarrà al ministero dell'agricoltura fino al 01/071946
La mattina dopo la pubblicazione del decreto n° 279 a Melissa, circa trecento contadini, parecchi con moglie, figli, asini, capre e cani, si recarono di buon mattino sulle terre del Berlingieri per occupare i terreni incolti. Così, di fronte al fatto compiuto, le commissioni per le assegnazioni delle terre non avrebbero negato il loro assenso alla coltivazione dei fondi. Con gli aratri si facevano i solchi per delimitare le quote che venivano assegnate a ciascuno - venivano impiantati dei cartelli con scritto "Zona pubblica, occupata dal popolo", e qualche bandiera rossa. Le aree occupate erano circoscritte da sassi, pali, frasche. Non solo a Melissa ma anche in tanti altri comuni del Crotonese i contadini armati degli arnesi da lavoro e di buona lena invadevano i terreni incolti del latifondo.
Si calcola, che nel Crotonese più un terzo della superficie agricola apparteneva ai latifondisti. Le famiglie che avevano la maggioranza delle terre erano quelle dei Marchesi Berlingieri originari di Crotone, quella dei Marchesi Lucifero, e soprattutto quella dei Barracco di origine Cosentina con possedimenti per circa 30 mila ettari di terre: dal mare di Capo Rizzuto ininterrottamente alla Sila, per quasi 100 km.. i più grandi proprietari terrieri d'Italia.
AL SERVIZIO DELLA COMUNITA'
.Intanto,
alla guida del
comune di
Melissa dal
mese di febbraio
del 1944 era
stato chiamato Don Ciccio
Mauro
su nomina dell'AMGOT
di
Catanzaro (Governo
Militare Alleato).
Don Ciccio
era
membro
di
una
antica
famiglia
nobile,
nipote di Pietro
Mauro
ex sindaco degli
anni 50 dell'ottocento: quello
che
i briganti nel 1843 gli
avevano e mozzato un orecchio e
fatto pagare un riscatto.
Successe
al
podestà Francesco
Polito
costretto a dimettersi a
seguito di una manifestazione,
accusato di
imparzialità per l'assegnazione di grano da semina a persone
non coltivatrici ed
agrari.
Don
Ciccio persona
anziana rimarrà
Commissario
per circa un anno fino a marzo del 1945 quando
venne destituito dal prefetto a seguito di una manifestazione
popolare. Con
l'uscita di Don Ciccio Mauro escono di scena anche tutte quelle
famiglie possidenti che quasi per 140 anni ( Dal 1806) avevano
amministrato e gestito le risorse comunali e quelle feudali. A
lui successe Giovanni
Garrubba contadino, ex
socialista militante nelle file del partito comunista, godeva di
un ampio consenso popolare poiché legato al mondo del lavoro, Il figlio
Francesco nel 1960 verrà eletto sindaco di Melissa.
Rimarrà commissario fino alle elezioni comunali avvenute il 17 Marzo 1946 – le prime a suffragio universale - vota il 77,44% degli aventi diritto - la lista dei partiti della sinistra, con il motto "la terra a chi lavora", ottiene 12 seggi ( 7 ai comunisti e 5 ai socialisti) mentre la lista di centro destra ne ottiene 3 ( 2 all'Uomo qualunque ed 1 alla Democrazia cristiana) Successivamente Antonio Squillace 51 anni socialista, contadino, reduce della grande guerra, ex consigliere di minoranza socialista dal 21 ottobre del 1923 al 4/ febbraio 1926, figlio di Giovanni Squillace emigrato verso la fine dell'ottocento negli Stati Uniti, verrà eletto sindaco.
E' Indiscutibile il posizionamento politico a sinistra della gente di Melissa - Posizionamento che verrà riconfermato alle elezioni dell'assemblea costituente del 2 giugno 1946 ove PSIUP E PCI raccolgono il 54,69% dei suffragi e il 63,90% alle lezioni politiche del 1948. D'altronde, Un paese le cui condizioni di vita erano per la maggior parte della popolazione a livello di sussistenza aggravate dalle pessime condizioni igienico-sanitarie e dalla crescente disoccupazione vedevano nei partiti di sinistra e nelle loro piattaforme programmatiche il riscatto sociale di cui avevano tanto bisogno.
LE OCCUPAZIONI ORGANIZZATE DI TERRE INCOLTE
Il pensiero costante era quello di togliere la terra al latifondista, tutti si batterono per essa, anche quelli senza partito: " dicevano che un contadino senza terra è come un pozzo senza acqua:" Aiutati dalle organizzazioni di categoria (Federterra) i contadini di Melissa per prima occuparono seicento tomolate di terre del Berlingeri il 16 agosto 1946, nello stesso mese vi furono altre occupazioni a Umbriatico e a Cirò. Il movimento per le occupazioni era inarrestabile. Giunto il periodo della semina in moltissimi comuni dell'allora provincia di Catanzaro ma anche di quella di Cosenza migliaia di contadini, uomini e donne invadono i terreni "intonanti canti, suoni di campane e squilli di tromba chiamavano a raccolta la gente". "La cooperativa la Proletaria a Melissa nel mese di settembre compie altre occupazioni, contava circa trecento soci, il presidente Salvatore Masino ricordava che nella sede della cooperativa si discuteva sempre dei problemi dei soci e di come aumentare i terreni da mettere a loro disposizione, visto le condizioni di malessere economico che versavano. Le zone interessate dalle occupazioni sono state quelle della "Cudunula", "Perticaro", "la pianura antistante la ferrovia, e tutta quell'area fabbricata dell'ex cantina sociale", "Valle di Vagno", "il Vecchio", e successivamente "Fragala".
Il movimento ormai era divenuto "incontenibile". Questo era il clima, ovunque, i contadini non volevano che le terre restassero incolte. Il 28 novembre 1946 A Calabricata, oggi frazione di Sellia Marina, rimane ferita mortalmente Giuditta Levato per difendere i terreni che erano stati assegnati alla cooperativa di cui faceva parte, da uno dei guardaspalle del latifondista Pietro Mazza. Sarà la prima vittima del movimento per le occupazioni delle terre.
A Melissa le occupazioni continuarono ripetutamente fino all'autunno del 1949. Tutti solidarizzavano con i braccianti, tutti ne dividevano i timori e gli stati d'animo. Probabilmente solo gli industrianti del feudo erano comprensibilmente in uno stato di disagio per la possibile perdita delle terre. In piazza i comizi della sinistra erano seguitissimi – si parlava della terra, dei terreni incolti del latifondo, della fame della gente – tutti erano applauditi, festeggiati e lodati,
PER COMPRENDERE I FATTI
Per comprendere appieno questo periodo storico, bisogna tenere presente non solo delle condizioni economiche-sociali che hanno spinto la gente di Melissa ad occupare le terre incolte, che in parte abbiamo già raccontato - ma anche la distribuzione delle terre fonte primaria di sopravvivenza. Vivevamo ancora entro le mura del centro storico in promiscuità con gli animali, la popolazione era notevolmente aumentata rispetto a qualche decennio prima di qualche migliaio di unità: nel 1949 eravamo all'incirca 3.500 ab. La fognatura era inesistente, l'acqua era insufficiente e bisognava trasportarla dalla fontana di Garda, fuori dall'abitato, la rete elettrica seppur disponibile era un colabrodo, bastava un temporale per non funzionare. I nuovi rioni non erano stati ancora edificati e pochi erano quelli che vivevano nella frazione di Torre. Vivevamo in un nido di sparviero come qualcuno ebbe a dire tempo addietro . La terra era per molti l'unico mezzo di sussistenza, ma non era equamente distribuita.
Molte erano le famiglie che ancora non avevano una tomolata di terra, nonostante le quotizzazioni del recente passato sulle terre del Berlingieri ad opera della O.N.C. (Organizzazione Nazionale Combattenti) e del secondo ottocento su parte delle terre comunali. Si calcola che il 24,2% della superficie agraria (1.209 ha) era posseduto da piccolissimi proprietari non autosufficienti come si evince da una ricerca dell'INEA sulla distribuzione della proprietà fondiaria in Lucania e Calabria 1947. Il barone Berlingieri possedeva ancora a Melissa 1.724 ha della superficie agraria, mentre il Comune di Melissa era proprietario di 673 ha (boscaglie, terreni non pregiati e in gran parte assegnati a quotisti) , la chiesa (407 ha) il resto un migliaio di ettari a delle famiglie di agricoltori locali e di massari. <> <> <>
I Democristiani preoccupati della notorietà tra la classe contadina di Fausto Gullo per motivi elettoralistici, ma soprattutto per le polemiche che ne scaturirono tra i conservatori e ampi settori della stessa Democrazia Cristiana sui decreti, ne provocarono lo spostamento del ministro dal dicastero dell'agricoltura a quello di Grazia e Giustizia, e nel primo governo della repubblica lo sostituirono con Antonio Segni, democristiano e proprietario terriero. Dopo appena due mesi dalla sua nomina a ministro viene emanato il decreto legge n° 89 del 06//09/1946 che apporta delle modifiche ai decreti Gullo e rallentamenti per la concessione delle terre incolte ai contadini.
Con l'esclusione dal governo dei socialisti e comunisti a partire dal 31/05/1947 (IV Governo De Gaspari) lo scontro sociale si accentua ulteriormente. Molti furono i proprietari terrieri che abusarono dell'art. 7 della legge 89/1946 per riottenere la terra che era stata data in concessione alle cooperative agricole, se i contadini non avessero rispettato quanto previsto del decreto.
AI riguardo, il presidente della cooperativa "La Proletaria" raccontava: " in ottemperanza ai decreti Gullo , dopo le varie occupazioni di terre incolte, si riuniva a Melissa una commissione costituita da magistrati , avvocati di parte e rappresentanti della cooperativa per procedere alle assegnazioni delle quote. Le occupazioni perciò venivano legalizzate nella quasi totalità, e venivano stabilite l'entità dei canoni di fitto da corrispondere al proprietario dei fondi occupati e le modalità di pagamento. In seguito ci furono conflitti legali, noi spesso soccombevamo dinnanzi ai cavilli dei proprietari."
Anche i
contadini nel 1949 passarono al contrattacco con la creazione dei
"Comitati per la terra" per creare alleanze politiche ed organizzare
manifestazioni ed assemblee. I disoccupati iniziano una nuova forma di protesta
"lo sciopero a rovescio" lavoravano ad opere pubbliche senza chiedere il
salario. Questo è sinteticamente il contesto
ad inizio estate quando i comunisti in un convegno a Crotone decidono
di riprendere le lotte, in autunno, per il periodo della semina.
FRAGALA' 29/10/1949 (La strage)
Con l'inizio della semina a Melissa , ma un po'
ovunque, quasi in contemporanea, i contadini occuparono i campi dei latifondisti,
delimitando i terreni e suddividendoli tra essi. Qualche giorno prima della strage del 29 ottobre 1949 - A Strongoli i
contadini rifiutarono di lasciare le terre occupate e 40 di loro
vennero arrestati e portati in caserma. A San Nicola Dell'Alto i
contadini, per evitare l'arresto furono
costretti a dormire fuori dalle
abitazioni. A Cirò la polizia
arresta sette persone e costringe i contadini a lasciare i fondi occupati. A Isola
Capo Rizzuto viene ucciso Matteo
Aceto bracciante e organizzatore sindacale. I Contadini si
scontrarono spesso con le forze dell'ordine nell'autunno del 1949, chiamate in causa dai latifondisti per
difendere le loro smisurate proprietà lasciate incolte.
Quel mattino di buonora in tanti partirono dalle loro case per recarsi a Fragalà: Alcuni arrivarono da Passeri, altri arrivati Dietru U Canalu salirono per lo "Zimmone" e altri ancora da Cieldirose. Nei giorni appena trascorsi, con ronche, accette, zappe , vanghe ed altri arnesi di lavoro i contadini avevano cercato di ripulirlo dai rovi, lentischi "piraini", "sbruliti" , spine e da tutte quelle piante selvatiche che da quattordici anni lo infestavano. Il fondo era stato diviso ed ognuno aveva avuto la sua quota - bisognava arare e poi seminare.
Quel giorno prima che il lavoro volgeva al termine la polizia del ministro Scelba: La Celere venuta da Bari per sedare le rivolte dei contadini, accolta il giorno prima nei possedimenti del Berlingeri, arrivava a Melissa con i propri mezzi fino all'abbeveratoio di Tiddriola e incamminandosi a piedi per Dietro U Canalu, accompagnati dalla guardia comunale Raffaele Monaco e dal maresciallo Demetrio Prezzo della stazione dei carabinieri di Cirò Marina, salirono per lo Zimmone, oggi la via è coperta dalla fitta vegetazione, dopo " Tre Travi" arrivarono a Fragalà.
Ai contadini che occupavano il fondo si unirono anche altri lavoratori che avevano occupato il vicino fondo "Terzo" ed altre ancora arrivarono da Melissa. Come da istruzioni impartite la sera precedente dal segretario Musacchio nella affollata sala comunista - i contadini accolsero la polizia con applausi e al grido "Viva la polizia", "Vogliamo pane e lavoro" - loro disposti a semicerchio nella parte sovrastante la collina, dovendo fare sgombrare il terreno, gridarono agli occupanti di " andare via". I contadini non si mossero ed iniziò quella tragica giornata che viene ricordata come "i fatti di Melissa". La polizia incominciò a lanciare candelotti lacrimogeni e armati di manganelli si avventarono contro i malcapitati, malmenando le donne e gli uomini, che per difendersi qualcuno usò gli arnesi da lavoro – è allora che si udirono degli spari di mitra e revolver. Nel trambusto che si era creato, molti scapparono lungo i terreni scoscesi, altri aiutarono a soccorrere parenti e amici feriti. Francesco Nigro 29 anni e Giovanni Zito 15 anni rimasero colpiti mortalmente, caricati a dorso d'asino furono portati a Melissa nelle loro abitazioni. Angelina Mauro 24 anni e gli altri feriti arrivati in paese furono trasportati la sera stessa con l'Autobus di Francesco Ierardi fino a Torre Melissa titolare del servizio di linea Melissa - Torre Melissa, ( l'autista aveva riferito di non avere la licenza di andare fuori zona) da qui mediante un treno merci arrivarono alla stazione di Crotone dove erano attesi da funzionari del partito comunista e trasportati con i propri mezzi all''ospedale di Crotone; Otto presentavano ferite da arma da fuoco, sei da schegge di bomba a mano e tre da colpo contundente – molti erano stati colpiti alle spalle.
La Celere una volta sgombrati i terreni di Fragalà dagli occupanti l'inseguirono fino A "Passeri". Poi seguirono il torrente Passeri fino al Lipuda e giunsero a Cirò Marina a piedi, richiamando per radio i propri mezzi che avevano lasciato a Tiddriola. Sul terreno a Fragalà rimasero colpiti due asini, dei barili sforacchiati da colpi di mitra, basti, bisacce, bandiere ecc. Nella stessa giornata sei contadini vengono accompagnati a piedi da Fragalà alle carceri di Cirò, in quanto" responsabili di invasione di terreni, danneggiamento, di violenza e resistenza". Furono sottoposti ad interrogatorio ed il giorno dopo trasferiti nelle carceri a Crotone-
La notizia dell'eccidio e il ferimento di numerosi contadini corse veloce, un po' ovunque. La stessa sera il governo emise un comunicato con riferimento all'accaduto, addossando la responsabilità ai
contadini. - Le forze dell'ordine
avrebbero risposto all'aggressione subita da parte dei
dimostranti, che facevano anche uso di bombe a mano. Lo scoppio avrebbe provocato feriti tra gli stessi.
Chiaramente il governo vuole accreditare la tesi dell'aggressione alle Forze dell'Ordine – ed in tal senso cercarono alcuni di intimorire dei medici per referti non veritieri secondo cui alcuni Celerini avrebbero subito colpi da arma da fuoco, ma il tutto venne denunciato pubblicamente dai sanitari. I contadini avevano accolto festosamente gli agenti e osservato una resistenza passiva per non farsi estromettere dal fondo, subendo morti e feriti, erano armati solo da attrezzi da lavoro e i reperti trovati erano stati riconosciuti come oggetti in dotazione alla polizia.
I fatti di Fragalà destarono molto scalpore in Italia, tutti ne parlarono e a tutti apparve chiaro lo stato di estrema miseria e di bisogno della nostra comunità. In fondo i lavoratori chiedevano solo di poter lavorare dei terreni incolti in quanto erano affamati e disperati - la risposta come detto fu quella della aggressività perpetrata nei loro confronti, quantunque il buon senso avrebbe chiesto una maggiore lucidità mentale sia da parte dei proprietari terrieri che in nome del diritto di proprietà non volevano alienare i loro privilegi - ancorché una maggiore duttilità sarebbe stata più proficua in quel contesto, ma anche da parte del ministro degli interni che dette l'ordine del pugno duro e di tutti quei politici calabresi zelanti che accorsero dallo stesso per fare intervenire la polizia non curanti delle sofferenze altrui e delle conseguenze politiche e sindacali che ne sarebbero scaturite.
Dopo l'accaduto la segreteria della CGIL proclamò uno sciopero generale dalle 16 fino alle 24 di giorno 31 ottobre contro il perdurare dell'uso della violenza verso i contadini e chiese una inchiesta sui fatti accaduti al fine di punire i responsabili, ed adeguate provvidenze per le famiglie delle vittime. I parlamentari di opposizione chiesero le dimissioni del ministro Scelba e presentarono delle interrogazioni per chiarire i fatti accaduti accusando " il governo e la polizia di essersi messi al servizio dei privilegi e alla tutela degli interessi di classe." (F. Spezzano)
Ai funerali di Giovanni Zito e Francesco Nigro avvenuti il 2 novembre non in forma religiosa c'era tanta gente. Partecipò tutto il paese, erano presenti parlamentari dell'opposizione: Gullo, Spezzano, Cacciatore, Miceli, Messinetti, Alicata, Smith - numerosissime rappresentanze dei contadini della zona, Sindaci, operai della Montecatini e della Pertusola di Crotone. Una moltitudine di persone accompagnò i feretri portati a spalla dall'uscita delle rispettive case fin sotto i ruderi del castello (Porta di Garda) ove un carro funebre trainato da un mulo aspettava per trasportarli fino al cimitero dove avvenne la cerimonia funebre. Vennero commemorati da sindacalisti e politici , successivamente il corteo raggiunse per i viottoli il luogo dell'eccidio a Fragalà.
Di seguito l'8 di novembre muore Angelina Mauro per le ferite riportate, anche per lei c'era tanta gente che l'aspettava ai piedi del paese, fu trasportata a casa e il giorno dopo si svolsero i funerali nella vicina chiesa matrice ove il parroco né esalto le virtù cristiane. Angelina era figlia di Zu Sarivaturi sagrestano della chiesa. Erano presenti anche delegazioni di partiti politici, sindacali e culturali.
I RACCONTI GIORNALISTICI DELL'EPOCA
Dell'eccidio di Fragalà la stampa di sinistra (unità e Avanti) diede un ampio risalto dei fatti accaduti. Ricostruirono la loro dinamica e inviarono i propri corrispondenti che descrissero nei loro articoli le difficili condizioni di vita della gente del Marchesato Crotonese. L'Avanti in prima pagina usciva a caratteri molto grandi "Fuoco su chi ha fame" e più sotto " Sangue sul latifondo". Pietro Ingrao direttore dell'edizione romana dell'Unità scese personalmente in Calabria per gestire il caso in quanto presentava una tale rilevanza politica e propose alla federazione nazionale della stampa di fronte, alle contrastanti versioni della stampa stessa, l'invio di una delegazione di ogni tendenza politica al fine di accertare concordemente l'accaduto. Questo avveniva il 3 novembre con una lettera aperta apparsa sull'Unità. Anche i socialisti avevano inviato a Melissa il deputato Cacciatore, segretario della CGIL, che aveva avviato un'inchiesta i cui risultati smentivano punto su punto le affermazioni del ministero degli interni.
La stampa
filo-governativa, all'inizio della vicenda, commentava dalle loro sedi la versione dei fatti affidandosi ai bollettini del ministro Scelba,
successivamente anche loro inviarono i loro corrispondenti. "Tra falsità e
mezze verità riconducevano la narrazione dei fatti su binari più prossimi alla
verità".
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il giudice istruttore del Tribunale di Crotone Il 30 giugno 1952, pronunciava la sentenza sui fatti avvenuti a Fragalà qualche anno prima. Una sentenza che non fa giustizia per le famiglie delle vittime e per i tanti feriti soprattutto tra i contadini di quel tragico giorno, in quanto dopo una "scrupolosa istruzione è da concludere che non si è potuta puntualizzare su singole persone la responsabilità dei numerosi delitti".....
Il giudice istruttore istruisce un procedimento penale contro ignoti, (intendendo per ignoti i poliziotti), i contadini arrestati e i dirigenti comunisti - Egli scrive si era proceduto a un rastrellamento del terreno al fine di rinvenire bozzoli, schegge ed altro venivano prese numerose fotografie della zona e del luogo del conflitto - sono stati compiuti accertamenti generici sui feriti e si sono sentiti tutti gli agenti che hanno partecipato ai fatti e moltissimi contadini che si trovavano sul fondo Fragalà.
Il giudice ancora scriveva: "da parte delle forze di polizia viene riversata la responsabilità sui contadini, che avrebbero aggredito letteralmente gli agenti con gli arnesi da lavoro e qualcuno non identificato avrebbe esploso colpi di arma da fuoco lanciando anche una bomba a mano. Da parte dei contadini invece si riversa la responsabilità sulla polizia: dicono che all'apparire delle forze di polizia le numerose donne che assistevano al dissodamento della terra si posero davanti agli uomini e accolsero con battimani e grida festose le forze di polizia; che gli agenti tuttavia si lanciarono contro di loro che si stringevano insieme, con gli sfollagente e che, dopo aver iniziato il lancio di bombe lacrimogene iniziarono la sparatoria lanciando anche qualche bomba a mano; ed inveendo poi sulla folla che si disperdeva presa dal panico. I contadini escludono di aver essi provocato la sparatoria."
" È evidente continua il giudice che sia gli agenti che i contadini non siano a pieno credibili: il contrasto tra i loro assunti lo dimostra"…… " E tuttavia le modalità del fatto fanno ritenere più plausibile la versione resa dai contadini: il fatto che tre di questi siano rimasti uccisi e diciassette feriti, che di essi, la maggior parte sia stata ferita da arma da fuoco e non frontalmente, che i reperti trovati siano stati riconosciuti come oggetti in dotazione dalla polizia…... il fatto ancora che sul terreno siano state trovate morte anche delle bestie appartenenti ai contadini; il numero limitato di feriti da parte degli agenti rispetto a quelli che sarebbero gli aggressori, sono tutti elementi che fanno persuadere per la versione resa dai contadini anche se da parte degli agenti si sostiene che nessuno di loro aveva in dotazione una bomba a mano." Inoltre il giudice osserva che le accuse di numerosi contadini nei confronti di un carabiniere dell'arma non sono per nulla convincenti e si presentano inattendibili per individuare chi ha sparato e chi in genere abbia colpito.
Il giudice istruttore nel dispositivo sentenzia" di non doversi procedere contro gli ignoti (autori dei delitti) per i reati ad essi ascritti (attribuiti) perché rimasti tali." Al tempo stesso dichiara di non doversi procedere contro quei contadini arrestati a Fragalà, (Ferraro Vincenzo, Samà Salvatore, Zito Giuseppe, Samà Ernesto, Gelsomino Santo e Ferraro Nicola) per i delitti di resistenza a pubblici ufficiali e di arbitraria invasione del fondo Fragalà, ("non essendovi alcuna prova che essi abbiano commesso alcun atto di violenza… ed il fatto che essi si trovassero in mezzo alla massa di contadini è un indizio cosi lontano a loro carico che essi vanno prosciolti con "fomula ampia"). Inoltre dichiara di non doversi procedere contro - I dirigenti comunisti e sindacali Melissesi (Musacchio Enrico segretario della sezione del partito comunista,* Ferro Eugenio (vicesindaco), Lonetti Santo, Masino Salvatore Presidente della cooperativa "La Proletaria", Lonetti Salvatore ex segretario della sezione del partito comunista*, Garrubba Francesco e Barletta Giuseppe (sindacalista)), perché il reato ascritto non è stato commesso oppure non doversi procedere per insufficienza di prove. ("in quanto non vi è la prova che abbiano in alcun modo organizzato, diretto, istigato i contadini a occupare il fondo Fragalà. Nessun testimone fa il loro nome mentre numerosi testimoni dicono che l'occupazione fu voluta indistintamente da tutti i contadini").
(Con la sentenza il giudice istruttore enuncia di non dovere procedere contro gli ignoti (i poliziotti) per i reati ad essi attribuiti perché non è stato possibile determinare le generalità dei singoli autori dei delitti commessi, nonostante la meticolosa raccolta degli elementi necessari per la decisione (Istruzione)).
Per concludere, mi preme menzionare Pietro Ingrao: a quei giornali filogovernativi che avevano avvalorato "le occupazioni come una violazione della legge ricordava che dalla parte dei diritti dei contadini non stavano solo i decreti Gullo e Segni , ma anche e soprattutto l'art. 44 della cost. che imponeva "la trasformazione del latifondo".
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A Melissa, I caduti dell' eccidio di Fragalà vengono commemorati ogni anno, il 29 di ottobre, per mantenere vivo il ricordo e onorarne la memoria, con visita al fondo Fragalà e deposizione della corona commemorativa, la santa messa presso il cimitero e incontri culturali. Da poco tempo il comune di Melissa ha istituito una borsa di studio per ricordare i fatti avvenuti. Il concorso coinvolge le scuole della provincia di Crotone e mira a rafforzare nei giovani la coscienza storica al fine di trarne insegnamento.
- I fatti di Fragalà come si evince dalla sentenza del giudice istruttore sono avvenuti il 30 ottobre 1949 - Erroneamente ovunque appare il 29 di ottobre.
Bibliografia: A. Cosentino - Melissa Contemporanea
Bibliografia: Fortunato Albo - Melissa un paese di gente povera
Bibliografia: Carlo Rizzo - Quel Giorno a Melissa
Bibliografia: Nicodemo Murgi - Melissa, Quella fredda giornata d'ottobre
Bibliografia: Pasquale Iuzzolini - Storia della riforma agraria nel marchesato di Crotone
Bibliografia: Mauro Canali - L'eccidio di Melissa