IL SECOLO XIX 

I primi anni del XIX secolo sono contraddistinti da fatti ed accadimenti tali da modificare l'ordine istituzionale e condizionare la vita della comunità locale - Con la presa del potere nel Regno di Napoli di Giuseppe Bonaparte fratello di Napoleone e l'emanazione della legge del 2 agosto 1806 sulla eversione della feudalità vengono cassati i diritti feudali dei Pignatelli che per trecento ventuno anni insieme ai Campitelli avevano di fatto disposto della terra di Melissa e della loro popolazione.

I Pignatelli, da tempo vivono a Napoli e solo qualche breve soggiorno effettuano nella Torre della marina, con la predetta legge perdono i loro diritti istituzionali: nomina del sindaco,  del mastrogiurato, del baglivo, del mastrodatta, ecc., ma perdono anche gran parte dei terreni feudali conservando quelli di natura burgensatici. La ripartizione delle terre con il Comune di Melissa  non riguarda solo quelle feudali ma anche quelle ecclesiali ove comunque  persistono delle servitù.

Diverse sono state le fasi attraverso le quali  si è proceduto alla  divisione delle terre:

a) Innanzitutto  fu necessario la ricognizione  e la misurazione dei beni sui quali  coesistevano diritti della popolazione che portarono al riconoscimento degli usi civici.

b) La ripartizione delle terre  avvenne  sulla base  delle rendite   capitalizzate  al tasso del 5%  dei benefici che ne avevano  tratto le parti mediamente  nei dieci anni precedenti. Proporzionalmente ai capitali ottenuti dell'una e dell'altra parte  è avvenuta la divisione dei fondi (Decreto  3 dicembre 1808).

c)  Infine la legge stabiliva che i terreni pervenuti al Comune  dalla ripartizione dovevano essere quotizzati per  essere assegnati  ai cittadini poveri  come compenso della perdita degli usi civici.

Per dirimere le controversie tra i feudatari e i comuni fu istituita nel Regno di Napoli l'11 dicembre 1807 la Commissione Feudale . Della lite tra il Comune di Melissa e il Principe Pignatelli in merito alla natura delle terre detta commissione ha dato il proprio responso con delle sentenze piuttosto favorevoli all'ex feudatario basate sullo stato di possesso delle difese controverse assegnate come burgensatiche.

L'agente ripartitore  di Cirò Giuseppe  Nicastri ha proceduto successivamente nel dicembre 1811  alla divisione delle terre in esecuzione delle sentenze e ordinanze emanate. In seguito alle operazioni concluse dall'agente nel 1813    "il Comune di Melissa possedeva  in proprietà 4.425 tomolate (2801 ex feudali, 42 t. ex ecclesiastici, 1.582 t "Comuni").  I terreni  "Comuni"  erano  dei terreni universali,  separati tra loro, ove  gli abitanti di Melissa  potevano pascolare i propri animali liberamente per proprio uso senza pagare il terraggio al feudatario e poco produttive (Alozzi,  Spinzarello, Muzzonetti, Marcello, Canneto, Monaca, Manca del Lauro, Fontanelle ecc.).

  L'apparato statale che favoriva una classe imprenditoriale agraria unitamente ai massari agiati locali che ora controllano le attività locali e l'amministrazione comunale,  avevano interesse allo status quo - invece di quotizzare i terreni comunali, questi vengono concessi dall'amministrazione in fitto ai benestanti locali che operano nel campo dell'industria e della masseria. L'amministrazione ora  viene eletta in base alla legge  del maggio 1808  non  solo dai  proprietari terrieri  ma anche da coloro che esercitano arti liberali e imprese artigiane.  In precedenza  era il feudatario  che nominava il sindaco  "a chi lo pare" indipendente dal numero dei voti riportati tra una terna di nomi proposti dal sindaco uscente  e votati dai cittadini, . 

 Tra i possidenti locali  Francesco Rossi dottore in legge,  cassiere comunale ed agente demaniale per la ripartizione dei terreni di Cirò è il personaggio più attivo imprenditorialmente, Già a partire dal 1813 prende in fitto più della metà dei terreni del comune,  per prendere successivamente nel periodo 1816/1822 tutti i terreni comunali per 4.550 ducati. Inoltre nel periodo indicato prende anche dall'ex  principe Pignatelli i terreni della Marina per 1.300 ducati. Oltre al Rossi Altre famiglie prendono in fitto i  terreni comunali:  i  Cinefra, i Calendini, i Bevilacqua, il parroco Cristofaro.  Sono le stesse famiglie che nella prima metà dell'800 unitamente ai Ferraro ed ai Garrubba alcuni esponenti si alterneranno alla guida delle varie cariche municipali. 

La rendita dei terreni costituiva l'unica fonte con cui pagare gli stipendi comunali (un maestro di scuola, il cassiere, il cancelliere, due guardie rurali, il medico chirurgo, un serviente, un beccamorto e il sagrestano). Purtroppo la gente povera con l'affitto dei terreni  ne  perde   gli usi civici e  aumenta il divario economico- sociale tra chi è agiato e chi vive nell'estrema povertà - sono tanti coloro che premono il sindaco Cinefra per la suddivisione dei demani comunali. 

Un tentativo di ripartizione delle terre tra i cittadini viene effettuato nel 1819 dal consigliere provinciale Nicola Spedalieri, effettuati gli atti preliminari, i periti procedono a produrre  le piante geometriche dei fondi e 225 quote vengono assegnate mediante sorteggio nella chiesa matrice. Subito dopo l'operazione  si ferma,  in quanto lo stesso Spedalieri non compie gli atti successivi necessari per gli  assegnatari. Il sindaco Luigi Cinefra aveva investito lo stesso Spedalieri, tempo prima, ad esaminare anche gli atti dell'agente ripartitore Nicastri per non aver assegnato al comune alcune terre Ecclesiali . Lo Spedalieri emette i relativi atti,  ma siffatti non verranno  mai eseguiti. 

ALIENAZIONE DELLA PROPRIETA'  DEI PIGNATELLI

 Il principe Francesco Pignatelli nel luglio del 1831 vende a Nicola e Leonardo Giunti (quest'ultimo suo genero) di Strongoli tutti i suoi beni che possedeva per 83.505 ducati in quanto risultava essere notevolmente indebitato. I Giunti mantengono i territori di Strongoli ma prima della fine dello stesso anno cedono quelli di Melissa al barone Pietro Berlingieri di Crotone.

Da questa data i Pignatelli escono definitivamente di scena, altre nobili famiglie locali tutti di Crotone come I Baracco, i Lucifero, i Berlingieri grazie all'acquisto di terreni ex-feudali ed ex-ecclesiastici estenderanno i loro possessi "dalla marina Ionica alla Sila" costituendo dei latifondi.

Il Barone Pietro Berlingieri allo stessa maniera del ex feudatario da in fitto i terreni di Melissa a chi dimostra solidità economica - quindi concede le proprie terre ai possidenti locali ed a quelli dei casali cosentini.

Tra i possidenti locali Gennaro Rossi figlio primogenito del fu Francesco Rossi avendo un'ottima solidità finanziaria agli inizi degli anni trenta prende in fitto sia i terreni del Berlingieri che quelli comunali fungendo da monopolista della terra - una parte di questi terreni vengono messi a coltivazione dallo stesso Rossi sia per la semina che per il pascolo altre terre vengono date in sub-affitto ai massari del luogo ed anche a quelli dei Casali Cosentini. Inoltre il Rossi ha un magazzino fornito per il prestito delle sementi e detiene tutti gli animali da lavoro. 

Nel 1832 il Comune istituisce il "monte frumentario"   un'istituzione Borbonica con lo scopo di concedere  ai contadini poveri che vivevano in uno stato di sussistenza, le sementi necessarie per la semina con il pagamento dell'interesse piuttosto basso per non cadere nella speculazione usuraia. Nato con l' intento dell'aiuto ai più bisognosi diviene successivamente ad opera degli amministratori del monte, nominati dai decurioni,  strumento di gestione clientelare dei possidenti a discapito dei meno abbienti.  A ricordo di tale istituzione ancora oggi nel rione ove è situato l'ufficio postale di Melissa diciamo di andare in dialetto  " a ru muntu".

LA CATTURA DI GENNARO ROSSI E DI PIETRO MAURO NEL 1843

Gennaro Rossi tra le altre attività svolge anche quella di cassiere comunale dal 1835 al 1844 e utilizza l'avanzo di cassa per opere non realizzate per pagare i terreni presi in fitto, nel 1843 viene catturato dai briganti e paga una forte somma per essere riscattato - Ne consegue una crisi finanziaria in quanto il Rossi non è in grado di pagare i 4.000 ducati al comune per il fitto dei terreni. Istruito un processo il Rossi viene destituito dalla sua carica e successivamente in solido con i fratelli Vincenzo e Giovanni è costretto a pagare il debito contratto. Nello stesso periodo anche Pietro Mauro appartenente ad un'altra famiglia di massari viene catturato, gli viene reciso un orecchio e la famiglia è costretta a pagare il riscatto. Qualche anno prima (1831) la banda di Mico-Grillo di Longobucco aveva sequestrato il fratello dell'arciprete Bevilacqua, gli avevano estorto 700 ducati e poi gli recisero  la testa.

Nel 1841 viene finalmente realizzato il Camposanto e la strada che conduce ad esso,  vicino alla chiesa di Santa Maria dell'Udienza. Una legge del 1817 ne prescriveva la realizzazione in ogni comune fuori dell'abitato, i lavori dovevano essere completati entro il 1831. In Precedenza  prima della realizzazione di quest'opera i morti venivano seppelliti nelle chiese  dentro l'abitato.

I MOTI DEL 1848 E IL PLEBISCITO DEL 1860 E LE MANCATE QUOTIZZAZIONE

Nel 1847 a 34 anni di distanza dalla ripartizione delle terre tra il feudatario e il Comune di Melissa per la seconda volta si tenta la ripartizione dei terreni comunali tra i cittadini su pressione dalla popolazione. All'uopo, nel mese di giugno, viene incaricato il consigliere Fazio di Carfizzi per procedere con i periti ai rilievi tecnici per la misurazione e la quotizzazione delle terre.

Con il nuovo anno scoppiano i moti liberali, l'insurrezione antiborbonica viene repressa in Calabria con la vittoria del generale regio Nuziante sui "nazionali liberali", quando l'8 luglio entra in Catanzaro inizia una repressione politico-liberale che interesserà anche i rappresentanti Melissesi del movimento, Annibale Cinefra e Gennaro Rossi capo della Guardia Nazionale, che rivendicavano la suddivisione delle terre – verranno arrestati.

Qualche settimana prima il 19 giugno 1848 nel municipio di Melissa  avevano estratto a sorte 1.268 quote da assegnare ai cittadini, in media 2,6 tomolate a testa. Nonostante la delibera di assegnazione provvisoria del decurionato viene ritenuta " erronea e difettosa, o per dir meglio illegale, perché eseguita in epoca di turbolenze, senza regole" dall'intendente. Non avendo avuto la necessaria approvazione regia le quote non verranno  assegnate.

Ristabilito l'ordine, i terreni comunali sono concessi in fitto sempre tramite aste ai soliti possidenti locali dietro pagamento del tributo annuo. Da rammentare che il comune dalle aste ritrae all'incirca 1.600 ducati una  misura minore di quella ricavata qualche decennio prima. E' evidente che, a discapito della comunità, i possidenti trovano anticipatamente qualche forma di accordo per non farsi concorrenza  senza calpestarsi i piedi.

Le lamentele della popolazione in una supplica all'intendente ricordano che gli affittuari dei terreni comunali subaffittano  "per farne lucro e guadagno ...   arricchiti con i loro sudori...   e   loro  mendicare un tozzo di pane". 

Negli ultimi mesi del 1859  si tenta ancora una volta la suddivisione dei terreni comunali affidando le operazioni all'agente Crisopulli  e all'architetto Abatino.

Nel 1860 le operazioni vengono sospese per la guerra tra i Borboni e Garibaldi.  Con  la vittoria di quest'ultimo,  l'annessione del Regno delle due Sicilie al Regno D'Italia a Melissa il 21 ottobre del 1860 viene votata quasi all'unanimità, i Melissesi  su 417 votanti,   ben 416 votano si e solo 1 vota no. Con l'Unità d'Italia il consiglio comunale è eletto da coloro che pagano 5 lire di  contribuzione ed abbiano 21 anni, il sindaco è scelto dal prefetto tra i consiglieri.

LA QUOTIZZAZIONE DEL 1863

Il nuovo governo liberale nel maggio del 1862, grazie alle proteste dei cittadini di Melissa presso il governatore della provincia e alla minaccia di invadere i terreni demaniali, accelera l'emanazione di un decreto regio per la divisione dei terreni comunali. Nell'agosto dello stesso anno l'agente demaniale Lorecchio di Pallagorio inizia le operazioni di suddivisione dei terreni del demanio assistito dall'architetto Sculco di Strongoli per i lavori tecnici. Vengono prima di tutto  dichiarati nulli gli atti compiuti dagli agenti demaniali Fazio (1948) e Crisopulli (1859).

Successivamente gli incaricati della ripartizione verificano l'estensione territoriale ammissibile escludendo dalla stessa le terre con vincolo forestale. Il criterio prescelto per la suddivisione delle 2.223 tomolate è quello dell'attribuzione di una quota ad ogni capofamiglia rispetto a quello di una quota a testa per ogni cittadino. 

Vengono assegnate in media 6 tomolate ad ogni capifamiglia per un totale di 359 quote Inalienabili per un ventennio.

Il sorteggio delle quote avviene nella chiesa di San Nicola alla presenza dell'intera popolazione il 24 agosto 1863. Dopo poco tempo il sindaco Cinefra segnala al prefetto che alcuni quotisti avevano ceduto le proprie quote a dei possidenti. Purtroppo le famiglie che vivevano nell'indigenza assoluta erano tante e molte cedettero le quote, simulando contratti di fitto a lungo termine, pur di avere un ristoro immediato che allevia le  sofferenze quotidiane. Prima della scadenza del ventennio 206 capifamiglia avevano venduto la propria quota e nel 1875 i possidenti ottengono un decreto regio che riconosce le quote comprate.

La tanto attesa quotizzazione non produce dei piccoli proprietari terrieri ma al contrario incrementa da dotazione fondiaria dei possidenti maggiori in quanto ora sono proprietari delle quote e non più affittuari. I maggiori compratori di quote sono stati Pietro ed Emilio Mauro 26 quote, Michele e Giovanni Calendini 22 quote, Angelo Garrubba con 17, Nicola Ferraro 12  quote ecc

(Le quote assegnate in maggior misura erano  situate nei fondi: Valle di Case, S. Domenica, Perdicaro, Cattica, Muzzonetti, Sorvia, Gambicella, Iderà, Caratenuta ecc.).



VIABILITA'- LA STRADA PER LA MARINA  -  L'ARRIVO DELLA FERROVIA

     Negli anni sessanta dell'ottocento i collegamenti viari tra Melissa, la campagna e i paesi vicini erano delle semplici vie a fondo naturale dette "mulattiere". In questo periodo  "il comune impegna delle somme consistenti per riparare la strada della montagna e soprattutto per.... le strade che conducono ai mulini ed alla marina. Secondo la legge del 30 agosto 1868 sono i comuni che devono farsi carico del finanziamento per le strade obbligatorie nel proprio territorio."  Le vie di collegamento verso Strongoli e Cirò seppur obbligatorie non vengono valutate, Invece dalla marina dove dovrà passare la ferrovia lungo la linea Ionica la strada che ad essa conduce assorbe notevoli risorse finanziarie comunali.

Agli inizi degli anni 70 è di selciato larga quattro metri, parte dalla Porta di Basso fino alla Serra di Fontanelle, poi diventa mulattiera fino al mare.  Successivamente il tracciato è stato rimodulato in quanto il vecchio percorso non era fattibile e la strada doveva anche essere più ampia. La nuova via di comunicazione prevede la costruzione di tre ponti sui fiumi Umbri, Cerza e Santa Cennina, attraversa la Serra e arriva fino alla stazione.

La costruzione della strada è andata molto a rilento negli anni sia per le notevoli risorse finanziarie che il comune doveva reperire con gli istituti di credito ma era divenuta anche "l'occasione per una grande speculazione." Dove le imprese accordandosi con gli amministratori tiravano i lavori per le lunghe facendo crescere l'importo per il completamento. 

La strada è costata all'incirca 500.000 lire (attualizzati = più di 2.500.000 €)  è  stata  completata il 1887- le alluvioni dei primi anni del 900 abbattono il tracciato ed i ponti sui predetti torrenti e per circa un quarto di secolo Melissa resta isolata creando notevoli disagi alla popolazione. Solo dal 1929 i ponti e la strada risultano già ricostruiti, è rimasta funzionale fino agli anni 80,   attualmente non è transitabile per delle frane lungo il percorso nei pressi della Serra .(foto)

Invece i lavori per la costruzione della ferrovia iniziarono nel 1866 - nel nostro territorio gli espropri cominciarono nel 1872 e solo il 1874 viene inaugurato il tratto Cariati-Crotone.

Con l'arrivo della ferrovia inizia una nuova era in merito alla mobilità delle persone, è un fattore di crescita e di valorizzazione per il nostro territorio. Intorno alla stazione sorge il villaggio di Torre Melissa che già nel lontano 1881 vi risiedevano 147 abitanti in maggioranza ferrovieri. Nel 1882 viene approvato il primo piano edificatorio per la costruzione del villaggio a cui si destinano le quote di Pozzo della Marina reintegrate al comune e sciolte del vincolo demaniale, concedendo nel 1883,     22 lotti a cittadini agiati.


   Francesco Cannata ( 1858 - 1924)

SINDACO DI MELISSA   

     Francesco Cannata è stato sindaco di Melissa dal 1885 al 1891 e dall'ottobre 1892 al mese di marzo 1893. Figlio di Paolino Cannata (calzolaio) – Insieme ai fratelli Antonio e Carmine giovanissimo prese in gestione dal 1880, per un breve periodo, la miniera di Santa Maria al  Comero di Strongoli del Barone Giunti. Criticato  per i propri progetti avveniristici, di trasferire Melissa dal costone roccioso alla marina.  Avversato anche per altri progetti come quello per la costruzione di una nuova fontana e la portabilità dell'acqua nel centro abitato, ma anche dell'abbattimento del castello per creare un'area necessaria ad edificare quelle case che dovranno essere abbattute perché l'intero abitato dovrà essere attraversato da una strada "rotabile".

Il progetto dell'edificazione del nuovo paese nel villaggio di Torre Melissa ottenne l'approvazione unanime dal consiglio comunale il 25 Aprile 1886,  l'impegno del sindaco è stato considerevole, si obbligava pubblicamente alla realizzazione di tale progetto e non si scoraggiò di fronte ad ostacoli insormontabili come ebbe a dichiarare il figlio Umberto in "La Nuova Melissa" essendo un uomo di azione oltre che di pensiero. Il Cannata aveva intrapreso rapporti, trattative, progetti, richieste di finanziamenti - si era esposto con la propria firma anche in proprio fidando nella certezza di quanto più volte deliberato dal consiglio comunale. Tutto era stato redatto il piano economico,  quello finanziario, avviate le trattative con aziende appaltatrici e creditizie allo scopo il Cannata aveva trascorso un lungo periodo di tempo a Milano alla ricerca di finanziamenti data la complessità del progetto e l'ammontare dei capitali necessari –

Quell'idea che avrebbe precorso i tempi e date più opportunità alle attività commerciali, turistiche, agricole e avrebbe probabilmente assicurato quell'igiene pubblica che era la causa di tante malattie – Infine non ha trovato dei finanziatori ed è tornata nel dimenticatoio.

Quell'idea futuristica che avrebbe rivoluzionato la vita di tutti se fosse andata in porto era comunque avversata da alcune camarille locali che in difesa di interessi particolari avevano remato in senso inverso inscenando delle dimostrazioni contro il trasferimento dell'abitato, alcuni di loro aspiravano anche a quella carica molto ambita.

La vicenda del trasferimento del paese causò al Cannata molta amarezza ma soprattutto avrebbe determinato la perdita del suo patrimonio per aver assunto degli impegni economici in proprio , anche se per conto del comune, verso società edili e bancarie.

Progetti "grandiosi" come qualcuno ebbe a dire ma rimasti sulle carte perché molto costosi e per la mancanza d'acqua. I costi di progettazione delle opere hanno contribuito ad alimentare il notevole debito pubblico pregresso del comune a cui si aggiungono i debiti per il  completamento della strada della marina. Questa è la situazione finanziaria del comune ai primi mesi del 1887 ed una delle vie percorribile dal sindaco Cannata che ha dovuto affrontare è stata quella di quotizzare i terreni demaniali che ancora erano di proprietà dell'ente comunale  dopo la quotizzazione del 1863.

LA QUOTIZZAZIONE DEL 1891

Le operazioni preliminari per la suddivisione geometrica dei terreni in quote affidate all'ingegnere Parisi ed all'agente demaniale Daffinà hanno richiesto più di tre anni di tempo e solo nel 1891 si è proceduto alla ripartizione delle quote tramite sorteggio alla presenza del consiglio comunale, dell'agente demaniale e della popolazione nella chiesa matrice. Con l'inizio del sorteggio le operazioni sono state avversate da tumulti scoppiati tra la popolazione che accusa l'amministrazione municipale di aver inserito persone non aventi diritto in quanto impiegati ferroviari che" trovansi ricoverati sotto l'alta protezione del sindaco" e alcune famiglie avrebbero avuto due o più quote.

Le operazioni sono state sospese e riprese 40 giorni dopo  (10 Aprile) alla presenza dei carabinieri nella chiesa di San Francesco dopo aver escluso 16 forestieri si è proceduto al sorteggio. Le quote attribuite a ciascun capofamiglia sono state 315, in media di 4,5 tomolate. ( 475 ettari circa). L'ingegnere e l'agente demaniale incassata la somma di lire 8.000 come onorario dal comune assegnano le quote senza aspettare l'approvazione regia.  ( Le quote assegnate sono situate in maggior misura nei seguenti Fondi: Basalisco, Valle, Cucumale, Cattica, Caratenuta, Fronti Ponta, Zimbone, Mannà, Perdicaro, Gambicella, Iaccata, Pietropolito ecc.)

Subito dopo iniziano le proteste di alcuni assegnatari contro il sindaco ed i tecnici di aver fatto quotizzare terreni soggetti al vincolo forestale e quindi non adatti alle colture, inoltre ritengono che il sindaco, i consiglieri e i loro familiari avrebbero avuto in sorte i migliori fondi. Nel giugno del 1891, quarantanove quotisti rifiutano i terreni avuti per i motivi sopra descritti e chiedano al ministro dell'agricoltura l'annullamento della quotizzazione. " viste le numerose irregolarità la suddivisione non ottenne l'approvazione prefettizia." 

Come la quotizzazione del 1863 non aveva prodotto tanti piccoli proprietari terrieri in quanto molte quote erano finite nelle mani di possidenti locali che da affittuari diventarono proprietari, così la quotizzazione del 1891 non ha favorito gli assegnatari più indigenti , la povertà e la rinunzia alle quote assegnate permisero a diversi benestanti di venire in possesso di molte quote - 

Nel mese di novembre del 1891 dopo le votazioni comunali il prefetto di Catanzaro nomina sindaco di Melissa Francesco Ferraro farmacista la cui sindacatura dura quasi un anno e successivamente alle elezioni dell'ottobre 1892 viene nominato  sempre dal prefetto sindaco  Francesco Cannata il cui mandato dura fino al mese di marzo del 1893, appena 4 mesi, perché la maggioranza dei consiglieri comunali si era dimessa ritenendo che la nomina del Cannata avrebbe aggravato le finanze deficitarie del comune, non godeva della loro fiducia e chiedevano un'ispezione amministrativa. Il prefetto preoccupato delle dimissioni dei consiglieri invia dapprima una ispezione e successivamente emette il decreto di scioglimento del consiglio comunale.

Qualche tempo dopo Il commissario regio Arcuri, subentrato al Cannata, nel procedere al riordino delle finanze comunali ed aumentare le entrate costringe parecchie persone  che nel passato avevano goduto delle risorse comunali ma che non erano state restituite tutte o in parte a riconsegnarle. Al fine di evitare procedimenti giudiziari otteneva in parte lo svincolo forestale di alcuni fondi e riconcedeva  32 quote ai benestanti che in precedenza erano state rinunciate. 

Dopo sei mesi il commissario, avendo riassestato il bilancio e posto fine ad alcune usurpazioni ai danni dei terreni comunali e "migliorato le condizioni igieniche",  si  arriva alle elezioni dell'otto ottobre 1893. Al  commissario Arcuri, subentra il farmacista Francesco Ferraro dopo non poche difficoltà e manifestazioni popolari contro alcuni consiglieri eletti già facenti parte della passata legislatura ritenuti responsabili della cattiva gestione della finanza pubblica comunale. Il Sottoprefetto di Crotone venuto a Melissa 11 ottobre e informato della situazione invita i consiglieri alle non dimissione e accertato che  il  Ferraro gode della fiducia della maggioranza dei consiglieri lo nomina Sindaco. Il Ferraro era già stato sindaco di Melissa dal novembre 1891 ad ottobre 1892 e resterà sindaco fino al 1902.

Durante la sua sindacatura il Ferraro ha dovuto risolvere vari problemi tra cui quello della scarsità dell'acqua. Problema risolto non definitivamente  con l'escavazione di una galleria a Garda vicina alla fontana esistente (1896).

Bibliografia: A. Cosentino - Melissa contemporanea

Bibliografia : U. Cannata - La Nuova Melissa

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