Il periodo fascista

Volevano colonizzare l'Africa! ma noi  a Melissa non avevamo da sempre l'acqua. Volevano costruire un impero! ma molti di noi non avevano una tomolata di terra!!.
Volevano colonizzare l'Africa! ma noi a Melissa non avevamo da sempre l'acqua. Volevano costruire un impero! ma molti di noi non avevano una tomolata di terra!!.

La marcia su Roma segna l'inizio della presa di potere del partito armato che molti per paura, per miopia politica o per convenienza non seppero o non vollero fermare malgrado gli assalti alle sedi di giornali, alle camere del lavoro, alle occupazioni di molti comuni, ai continui scontri violenti con i militanti socialisti ai numerosi feriti e ai delitti commessi.

A Melissa come nel Crotonese dopo il 28 ottobre 1922, che segna la data di ascesa al potere di Mussolini, sono in molti a salire sul carro del vincitore non solo i simpatizzanti, ma anche coloro che per non perdere il potere locale aderirono al Partito Nazionale Fascista attraverso un'operazione di trasformismo rincorrendo la tessera pur di sconfiggere l'avversario politico.

ANTONIO VETTA  (Sindaco e Podestà)

Antonio Vetta geometra, Agostino Bruni proprietario terriero e Francesco Polito figlio di Antonio Polito già sindaco di Melissa affittuario delle terre del Berlingieri furono  coloro che fondarono  il Partito Fascista a Melissa. Francesco Polito il 16 novembre 1922 viene eletto segretario politico in un'assemblea di fondazione del fascio, tenutasi nei locali della sezione combattenti alla quale  parteciparono numerosi concittadini. Nella stessa assemblea viene eletto anche il segretario amministrativo ed  i componenti del "Direttorio".

 La costituzione del partito fascista aveva come obiettivo immediato la presa del potere locale da parte di quelle famiglie che nel passato avevano amministrato e gestito le risorse comunali. Alla fondazione del partito parteciparono non solo coloro che avevano un'influenza reale sulle future politiche comunali ma anche dei poveracci come rileva F. Albo che subivano l'influenza dei fondatori. " Non ebbero mai voce in capitolo nella direzione politico-amministrativa del paese, né ricavarono alcun frutto dalle loro azioni squadristiche del tutto innocue".

 L'azione più eclatante del fascio avviene il 12 febbraio 1923 con l'occupazione del comune. L'intento era chiaro - mandare a casa l'amministrazione socialista, allora nell'Italia liberale e poi fascista le occupazioni delle case comunali comportavano spesso il commissariamento prefettizio delle amministrazioni democraticamente elette. Di fatto, il prefetto di Catanzaro a seguito di una ispezione sull'operato dell'amministrazione socialista il 6 maggio 1923 scioglie il consiglio comunale e nomina il commissario Sculco in attesa di nuove elezioni.             

Alle consultazioni del 21 ottobre 1923 si impone la lista del partito fascista con la presenza dei moderati, dopo qualche giorno i quindici nuovi consiglieri comunali eleggono Antonio Vetta sindaco di Melissa e lo rimarrà fino al 1926, anno in cui viene emanata la legge n° 237 del 4 febbraio che istituiva la figura del podestà (legge fascistissima). Successivamente il consiglio comunale viene sciolto e con regio decreto su proposta del governo  avendone i requisiti richiesti Vetta assume la funzione di podestà quale segretario del fascio prestando giuramento dinnanzi al prefetto. "Assume in sé la duplice qualità di amministratore del comune e di ufficiale del governo"  e lo rimarrà per un lungo periodo ininterrottamente fino al 1940.

Con l'insediamento dell'amministrazione fascista, molteplici erano i problemi da assolvere eppure quello della terra era il più pressante, dopo tanti secoli ancora era la fonte primaria da cui attingere le risorse per sopravvivere, un bene a cui tutti ambivano per dare ragione alle necessità della vita quotidiana.

Nonostante le due quotizzazioni dell'ottocento e quella recente del settembre 1923 condotta Dall'Opera Nazionale Combattenti sulle terre del Berlingieri – complessivamente ben 4.161 tomolate (1.387 ha) di terre a vario titolo erano state suddivise tra i contadini. Dopotutto La piccola proprietà contadina disponeva ora solo del 24,5% della superficie agraria, le terre erano ancora nelle mani principalmente del Berlingieri e date in fitto ai Polito - Qualche altra famiglia come i Mauro, I Bruni, I Ferraro I Vecchio i Scaglione, erano tra i maggiori contribuenti, oltre naturalmente alle parrocchie. Queste famiglie "si autostimavano "ricche" e tali venivano definite dai poveri per l'antico complesso di servilismo… alcune di esse vivevano del proprio lavoro o tramite parenti stretti, altre si avvalevano di un mulattiere,… ma in sostanza essi potevano essere considerate benestanti"

"Qualche gradino al di sopra delle suddette, dal punto di vista della solidità economica erano i Polito (Don Ciccio e Giovanni). C'era una dipendenza gerarchica politica ed economica di quasi tutta la popolazione… furono virtualmente arbitri del destino dei Melissesi … I braccianti chiedevano terre, sementi, denaro ed i Polito concedevano …  le donne ottenevano in fitto olivi, querce, gli uomini la terra per seminarvi il grano…. ritraendone notevoli utili." Altre famiglie che nell'ottocento avevano avuto in fitto le terre del feudo i cui rappresentanti avevano avuto importanti incarichi pubblici, ora nell'era fascista avendo nel tempo alienato le proprie proprietà   in tutto o in parte, oppure per cause ereditarie l'avevano  frazionata -  non avevano più alcuna influenza nella politica sociale ed economica del paese


ATTORNO ALLA PIAZZA

Il centro della vita sociale del borgo era La Piazza, attorno alla quale la chiesa matrice, l'ufficio postale, il municipio e le varie botteghe o "Putighe" né costituivano la parte vitale o nodale. Le Botteghe erano anche punti di ritrovo - quella di mastro Francesco Lamanna, il calzolaio, era frequentata dai "Don" del paese tutti proprietari terrieri,  ed era detta " la viticultura" perché tutti interessati al vino e alle vigne e non solo, Il salotto buono del pettegolezzo cittadino. Era ubicata sotto il campanile ove oggi vi è la scalinata per assistere ai vari spettacoli o ai vari politici di turno. A due passi avevamo la bottega di mastro Riccardo Pugliese anche lui calzolaio, detto  il "summastrocioè il mastro dei mastri, perché tutti i calzolai del paese avevano imparato l'arte da lui,   poco distante quella di mastro Nicola Amoruso situata " a ru Muntu" (genero di mastro Riccardo) anche quest'ultima molto frequentata ma non dai maggiorenti del paese. Altra bottega di Calzolaio frequentata da studenti era quella di mastro Guglielmo Rosati posizionata sopra il tabacchino di Iapichino. Sotto la piazza avevamo "la forgia" di mastro Feliciano Perri e poco più sopra quella di mastro Santo Contosta e mastro Giacomino Branca in via Salita Mercato. La sala del Partito Nazionale Fascista anch'essa era posta in piazza ove prima vi era la farmacia Bruni, per intenderci quasi di fronte ove oggi è situata la statua di San Padre Pio. Sotto  la sala fascista ove prima vi era una scala per scendere sotto i ponti,  aveva la propria  bottega-abitazione mastro Santo Pugliese figlio di mastro Riccardo anche lui calzolaio. Inoltre di fronte la chiesa di Santa Maria aveva la bottega di calzolaio  mastro Peppino  Pugliese fratello di mastro Riccardo, oggi quelle case sono state demolite e vi è un largo.  Botteghe di generi vari erano quelle di Cosimo Lequaglie rilevata successivamente da Nicola Falvo, - Gennaro Filosa e Domenico Federico ai Bizzoli.

Proprio intorno alla  piazza nella sala del fascio I dirigenti della milizia e delle organizzazioni giovanili  (Vincenzo Vetta maestro e fratello del podestà, Roberto Cosentino esattore, Michele Tortello impiegato comunale, Premiato Russo bracciante ed altri), organizzavano le attività teoriche  finalizzate all'educazione fascista, per infondere nei giovani "il sentimento della disciplina e dell'educazione militare"; quelle pratiche avevano luogo "alla Piana degli Angeli". Si facevano esercizi ginnici, si marciava, si allenavano a montare e smontare il moschetto mod. 91 (nella sede del fascio ve ne erano una decina  vecchi della prima guerra mondiale, servivano, alcuni, anche per le esercitazioni di tiro Dietro il Canale ), inoltre si cantavano inni, vi era un'atmosfera di vitalità, c'era allegria come qualcuno racconta e questo dava fastidio a taluni che avevano altri problemi da assolvere, se non quello della dura sussistenza. Anche le donne venivano addestrate da personale femminile forestiere. Per i giovani premilitari si richiedeva una frequenza assidua altrimenti si veniva diffidati. La befana fascista era l'occasione per ricevere  pacchi dono contenente la divisa di balilla e qualche torroncino di Soriano, le spese erano a carico della federazione e anche  del comune probabilmente.  

RAFFAELE FERRARO (Notaio e Maestro)

Se nel recente passato erano state le occupazioni delle terre e gli scioperi ad aver destato nella popolazione il desiderio di liberarsi dal giogo secolare, ed avevano manifestato duramente, ora nelle campagne la vita scorre normalmente, regna l'ordine e la   disciplina - la proprietà dei fondi rimane immutata e cresce la dipendenza economica dalla solita famiglia non essendovi   altre alternative di lavoro .  Il maestro-notaro, anche lui, dovette adeguarsi alle circostanze – nonostante avesse guidato le lotte della Società Operaia per l'occupazione delle terre nel biennio rosso e avesse manifestato nei confronti degli amministratori locali, ritenendo il municipio " il centro del malaffare e della speculazione" - ora deve, malgrado tutto, indossare la camicia nera e partecipare obbligatoriamente alle manifestazioni fasciste organizzate con gli scolari. Lui che era stato eletto per la prima volta da socialista al consiglio comunale nel 1914 all'opposizione dei liberali-monarchici. Lui che era stato l'artefice della rivolta del popolo Melissese insieme ad altri per la costruzione della traversa interna, e gli era costato anche il carcere.  ( Alcuni scolari di allora raccontano che in un certo periodo era obbligatorio per i maestri indossare la camicia nera a scuola, lui l' aveva appesa ad un appendi panni  dietro la lavagna ad impolverarsi  e  l'indossava solo quando arrivava a Melissa il Direttore scolastico da Crotone, dopo la toglieva).

LA LEGGE DEL 1927/ n° 1766 (Riordinamento usi civici)

Da tempi remoti lo "sbarro" è stato una forma di sostentamento per la popolazione di Melissa, una forma di aiuto alle necessità vitali potendo la gente pascolare i propri animali liberamente, così per la raccolta della ghianda e delle olive, dopo una certa data, sulle terre feudali ed ecclesiali dapprima, e successivamente all'emanazione della legge sulla eversione della feudalità (1806) tale ius viene ancora  praticato sui terreni del latifondo e di privati cittadini; non mancano comunque scontri con le forze dell'ordine in difesa della proprietà latifondistica (1908 – 1910)  con feriti da ambo le parti. 

Con la legge del 1927 la n° 1766 l'amministrazione fascista vuole un riordinamento degli usi civici, il loro riconoscimento e porre fine all'usurpazione di alcune terre da parte di privati cittadini. Incaricato per l'attuazione della legge è L' ing. Grisi perito demaniale. Grazie al suo operato molti cittadini e alcuni  possidenti che nelle precedenti quotizzazioni avevano acquisito delle quote  le  hanno potuto legittimare,  ed il comune tornare in possesso dei demani illecitamente occupati (Perdicaro  Archimanno, Spinetto). Nel 1936  l'incaricato giunto quasi al termine del proprio mandato prendendo in esame tutti i provvedimenti emessi nel secondo decennio dell'ottocento, relativi alla legge sulla eversione della feudalità -  scopre che alcuni dei  provvedimenti presi allora  nei confronti delle terre della chiesa locale non erano mai stati eseguiti e pertanto ne chiedeva l'assegnazione al comune. Questo provocava l'opposizione della chiesa ma anche di privati cittadini che nel tempo intercorso avevano acquisito parte dei fondi. l'opposizione ferma di entrambi ne determina la mancata assegnazione al comune – Lo sbarro comunque continua ad essere praticato dai più indigenti e non mancano le denunce di alcuni proprietari all'autorità  giudiziaria. Solo recentemente il consiglio comunale nella seduta del 25 marzo 1976 ne ha deliberato l'abolizione "perché contrario ai principi costituzionali di tutela della proprietà e nocivo alle coltivazioni…." .

Sono i contadini che hanno voluto cancellare questo antico uso civico in quanto li danneggia, sono custodi dei loro piccoli apprezzamenti guadagnati con fatica, sangue, e con le lotte nei confronti del latifondo che ormai si è dissolto diviso tra i braccianti dopo l'eccidio di Fragalà,  e non vogliono permettere che altri dall' 8 di gennaio entrano liberamente nei loro fondi a raccogliere le olive o a pascolare liberamente dal 1 maggio alla terza domenica di ottobre. 

FATTI E ACCADIMENTI DEL PERIODO 


Il completamento della strada Muzzunetti – San Francesco avvenuta agli inizi degli anni venti del secolo scorso, ha costituito una spinta per la gente di Melissa, che da generazioni viveva entro le mura del borgo in case alquanto fatiscenti e spesso monocamerali, ad edificare nuove case più confortevoli lungo la nuova  strada di congiungimento alla Crotone - Savelli. Negli anni successivi, l'edificazione pronta ad occupare sempre nuovi spazi, (anche il comune ne aveva acquista 4.500 mq. alla Piana degli Angeli ) ha condotto al disboscamento sovrastante la collina della fontana di Gardu fino al cimitero, con conseguenze negative sul rifornimento dell'acqua, non più trattenuta dalla vegetazione.

 L' acqua che da sempre era stata il problema principale per tutti, ora con l'aumento della popolazione (1931 = 2.214 ab.) i canali di Gardu, sia i due  centrali  scavati secoli fa all'interno di una  galleria  lunga  circa 100 metri, (durante dei lavori di pulitura  sono state osservate  delle stalattiti di circa 10 cm),  che quelli costruiti alla loro sinistra e denominati Scaglione ( nome del dell'assessore Scaglione che nel 1896 aveva assunto la direzione dei lavori di nuovo canale) e  Tribona (Si racconta che  un gruppo di militari francesi vennero a Melissa nel 1806 ospiti di Francesco Rossi che era stato un ufficiale di Napoleone Bonaparte,  ebbero modo di berla e la definirono "très bonne") non sono più sufficienti per dissetare la popolazione  e gli animali,  soprattutto durante la stagione estiva. L'amministrazione fascista tenta la soluzione costruendo un fontana in località Granatello raccogliendo solo un pò d'acqua ed un abbeveratoio (u canalu i Viola o detto anche Tiddriola) per gli animali utilizzando l'acqua proveniente dall' antica fontana di Dietro il Canale con una nuova conduttura fino alla strada provinciale  ma il problema continuano a persistere.

Forse in molti non hanno mai sentito parlare di un'altra fonte di approvvigionamento d'acqua quella del "Canalicchio di Gustino", seppur di modestissima portata, era ubicata più lontano da quella di Dietro il Canale, "A ra Monica". La guardia comunale vi aveva applicato un rubinetto con un lucchetto per favorire il riempimento durante la notte, ma più volte,  la fontana veniva trovata la mattina dopo decapitata con un colpo di accetta. La faccenda si concluse semplicemente con l'individuazione dell'autore che a quanto pare avesse qualche interesse ad utilizzare l'acqua nell'orto vicino.

Per i frequentatori delle botteghe della piazza, era consuetudine, quando passava qualcuno con l'asino e i barili pieni d'acqua fresca proveniente da Gardu, tirare fuori una canna e succhiare l'acqua dal boccaglio del barile per dissetarsi. L'acqua, poi portata a casa, veniva messa nelle "gummule" rinfrescanti quelle di terracotta non verniciate fatte apposta perché con il caldo l'acqua non diventasse piuttosto tiepida.

Nel 1931 la società Elettrica delle Calabrie porta nelle vie del paese e nelle case delle famiglie la luce. Sono, comunque, poche quelle famiglie che possono permetterselo, come il podestà ed il parroco Vetta. Va ricordato  che  già dall'ottocento esisteva un gasometro comunale  ad acetilene.  Per molti anni aveva illuminato le rughe, credo fino agli inizi della guerra  prima mondiale, situato alla Portajusi più giù dell'edicola raffigurante l'effige della Madonna.

Nel 1935 viene inaugurato il tratto Cirò - Torre Melissa e nel 1938 il tratto Torre Melissa - Strongoli Marina della statale 106. l'asse viario  costituirà un fattore di crescita e modernità per il trasporto delle merci   e delle  persone per Crotone.

 GLI ULTIMI ANNI DEL REGIME


La crisi economica degli anni trenta e la quasi impossibilità di emigrare liberamente rispetto ai decenni precedenti, costrinsero parecchi  giovani a partire volontari per la guerra d'Abissinia attratti non tanto da un senso civico patriottico, ma fondamentalmente per la paga giornaliera a cui avevano diritto; partirono per sopravvivere date le condizioni molto disagiate delle loro famiglie. Alcuni continuarono con la guerra di Spagna e con quella mondiale, obbligatoria, indossando la divisa per molti anni. 

In paese furono tante le manifestazioni fasciste,  soprattutto quelle inneggianti le vittorie in Abissinia. "I bambini venivano portati in corteo per il paese, a gridare "DUCE! DUCE!". – Un'anziana donna, con voce sommessa per non farsi sentire dall'organizzatore delle manifestazioni,  rispondeva:  "Sapimu se è duce o amaru". Le manifestazioni continuarono, per un bel po' di tempo, poi con l'entrata in guerra accanto alla Germania (10 Giugno 1940) tutto mutò. Ora la carica di podestà viene ricoperta da Francesco Polito affittuario del Berlingieri, mentre quella di segretario del fascio viene retta Vincenzo Vetta maestro e capo manipolo. Non più manifestazioni, ma inviti ai giovani ad arruolarsi volontari nella milizia… "così avrebbero ottenuto un soldo maggiore". 

A Melissa  erano rimaste solo le donne, gli anziani e i bambini che coltivavano la terra, gli altri erano   arruolati e presenti sui vari fronti di battaglia.   Ben venti diedero il loro tributo di sangue, vi furono feriti e tanti altri erano caduti prigionieri. A Carmine Lidonnici diedero la medaglia d'oro al valore militare - morto sul fronte Greco. Suscitò molta emozione il grido del padre, "Viva l'Italia!",  in chiesa davanti alla fotografia del figlio posta sul catafalco. 

 Non solo morti, feriti e prigionieri, ma anche danneggiamenti subiti dai bombardamenti di aeri Inglesi, nel mese di agosto del 1941, vengono colpiti la casa del podestà Polito a Torre Melissa  e la ferrovia adiacente. Fu ucciso anche un giovane marinaio di Cirò Marina all'ombra di una barca dal mitragliamento proseguito da casa Polito fino al mare. Un giorno arrivò con molta difficoltà  fino a sopra la chiesa di Santa Maria  una camionetta con a bordo dei militari tedeschi, volevano proseguire per San Nicola ove era posta la stazione radio di collegamento dell'armata Rommel sul monte San Michele, il fatto destò stupore e paura, ma  si resero subito conto che  nonostante la cartina geografica in mano era impossibile proseguire,   tornarono indietro girando  per Strongoli.

Le sconfitte subite dall'esercito Italiano sui vari campi di battaglia, la mancanza di cibo, i continui bombardamenti degli alleati e lo sbarco in Sicilia, avevano di fatto diminuito il consenso nei confronti del Partito Nazionale  Fascista. In molti a Melissa speravano e vociferavano che il regime sarebbe caduto; divenne realtà quando nella notte tra il 24 e 25 luglio 1943 Mussolini venne sfiduciato dal Gran Consiglio e poco dopo arrestato.

Volevano colonizzare l'africa! ma noi a Melissa  non avevamo da sempre l'acqua potabile  nel paese - molti erano i casi di malattie e infezioni. Volevano costruire un impero! ma molti di noi non avevano una tomolata di terra nonostante le tre quotizzazioni già eseguite, ed ancora la traversa interna non era stata costruita per unire San Francesco alla Portajusi per mezzo di una strada rotabile!!.


Bibliografia: F. Albo -  Melissa un paese di gente povera

Bibliografia: A. Cosentino - Melissa Contemporanea

Bibliografia; P. Amoruso - A Melissa... tornando nelle rughe


Crea il tuo sito web gratis!