Il Feudatario e la Chiesa
LA DICHIARAZIONE DEL FEUDATARIO (Rivele)
Il feudatario Ferdinando Pignatelli Principe di Strongoli e Conte di Melissa, abitando stabilmente a Napoli viene inserito tra i forestieri non abitanti. Ha dichiarato Al catasto onciario di Melissa una rendita di 2.206,79 ducati e di possedere 4.136,5 tomolate quasi tutte a seminativo-pascolo ed a bosco il 25%. Per evitare di pagare la tassa della bonatenenza (tassa sui beni non feudali, o beni burgensatici) all'università di Melissa, dichiara diversi fondi come feudali (saccorà Vecchio, Sorvia , Murtari, Campo e Fangora) perchè i beni feudali sono esentati dal pagamento delle tasse, su cui paga soltanto l'adoa al fisco regio di modesta entità (19,40 Ducati). Dall'archivio della famiglia Pignatelli, dagli atti d'affitto dei terreni, risultano più di mille tomolate dati ai privati - Alcuni sostengono che il conte non abbia dichiarato tutte le rendite fondiarie in quanto risultano inferiori rispetto a quelle che effettivamente percepisce dagli affitti. "grazie anche alla complicità degli apprezzatori, i beni feudali sono stati sottostimati e di molto." "Oltre ad essere di gran lunga il maggiore proprietario fondiario, il feudatario possiede la maggior parte di capi di bestiame; dichiara 280 pecore, 90 scrofe, e 64 equini, che sono la quasi totalità del bestiame melissese di questo tipo."
Altre rendite dichiarate dal feudatario derivano da diritti diritti giurisdizionali:
La portolania, avendola data in fitto l'università gli procura una rendita annua di 27 ducati.
La mastrodattia, riceve 15 ducati da Alfonso Mazzaccari per poter quest'ultimo svolgere l'attività di mastrodatta.
La bagliva, affittata per 200 ducati annui e nel 1743 al Calzolaio Domenico Caputo e al sarto Gennaro Scarcella per 450 ducati annui.
Altre rendite dichiarate, " 280 cannate annue di olio per l'affitto dei due trappeti; 123 tomoli di grano per l'affitto dei mulini di passeri e di Celsi. 20,95 ducati da diversi cittadini per censi enfiteutici su loro vigne di S. Cendina, Acumbari e Gardo"
Il conte aveva oltre al castello in rovine, case, botteghe, e forgia affittate in paese. un magazzino vicino al convento per deposito cereali e "un certo luogo detto il Ciaramidio al Vallone del Canale, in dove si fanno de ' mattoni e robbe di creta".
Le spese dichiarate dal feudatario ammontano a 640,42 ducati e interessano soprattutto la difesa militare per accomodamento per i ripari della torre marina, per il torriero marino , per " mantenimento dell'armi, monizione di polvere e palle, ed ogni altro bisognevole per l'accavallamento de' cannoni; per due soldati a cavallo."
Vengono dichiarati inoltre "legati e benefici, provvigioni, la decima vescovile sul Corso della Ponta e maritaggi."
Dalla dichiarazione presentata dal feudatario, nel 1741, emerge un reddito netto di ducati 1.566,37. Reddito che spenderà a Napoli senza alcun beneficio per Melissa.
LA CHIESA (Nelle sue diverse articolazioni)
Oltre al feudatario anche la chiesa concentra nelle proprie mani una grande quantità di terreni pari al 28% dei terreni dichiarati. Dalle rivele presentate tra le chiese parrocchiali quella di San Giacomo è la più ricca con entrate pari a 104,09 ducati seguono San Nicola 67,91 e Santa Maria Assunta 37,80, a cui bisogna sottrarre le spese per il mantenimento della chiesa e dell'altare, alle decime vescovili e al seminario. Le rendite provengono soprattutto dai terreni dati in fitto, dai censi enfiteutici, dalle decime sui bracciali, e sui massari della parrocchia.
Altro ente ecclesiale è il convento i cui frati godono di una condizione economica sicura grazie alle entrate che derivano da terreni, censi enfiteutici su vigne, cappella Annunziata, Università, la questua (195,55 ducati). Le spese riguardano cibo, vestiario, tasse per il padre provinciale ecc. Il bilancio è comunque in attivo.
Altri Enti ecclesiastici forestieri detengono la proprietà del 5,7% dei terreni melissesi "i Minori Osservanti di Casabona, i Minori Conventuali di Cirò, gli Agostiniani e i Conventuali di S. Maria delle Grazie di Strongoli e soprattutto la Mensa vescovile di Umbriatico".
La Mensa vescovile di Umbriatico è di fatto, dopo il feudatario e la chiesa di San Giacomo la terza maggiore proprietaria di terreni melissesi con 353 tomolate concentrate nella zona della montagna e confinanti con San Nicola e Carfizzi - a Paula, Manna, Fragalà.
Le confraternite laiche del SS.imo Sacramento e del SS.imo Rosario, avevano la loro sede all'interno della chiesa di San Nicola. La prima nella - cappella a destra dell'altare maggiore - il cui procuratore della confraternita è il magnifico Nicolò Cristoforo - Dichiara entrate per 90,33 ducati. Le "rendite provengono da 70,5 tomolate, da due case affittate, da diciannove cannate d'olio, da tredici censi enfiteutici (di cui nove su vigne), ma soprattutto da dodici prestiti per un capitale di quasi seicento ducati." Le spese sono pari a 76,60 ducati e "dovute a due oratori settimanali per i confrati e al mantenimento delle suppellettili della cappella, e soprattutto alla celebrazione della festa del Corpus Domini."
La cappella del SS.imo Rosario - Il procuratore è il chierico Gaetano Ferraro - Le rendite dichiarate ammontano 37,83 ducati e provengono da terreni dati in fitto, da censi enfiteutici e da censi affrancativi - Mentre le uscite sono pari a 36,10 ducati.
A Melissa operano diversi ecclesiastici 10 sacerdoti 6 chierici e un diacono, oltre i frati del convento agostiniano, certamente un numero considerevole dispetto al totale della popolazione. Appartengono a famiglie di ceto medio con le quali continuano a vivere ed hanno delle rendite personali che derivano dal loro "patrimonio sacro" in media 11 tomolate, case spesso date in fitto e diversi capi di bestiame. Inoltre "amministrano le rendite delle tre chiese parrocchiali, dei benefici e celebrano le numerose messe."
A Melissa tra confraternite e benefici se ne contano ben 17, alcuni importantissimi in quanto sono erogatrici di credito (SS.immo Sacramento, Reverendo Clero)
I benefici sono fondi patrimoniali il cui reddito si concedeva ai chierici in usufrutto per compenso dei loro uffici.
"All' interno della chiesa di San Giacomo si trovano altri benefici, tre dei quali sono di patronato del Principe Pignatelli (beneficio di San Giacomo e S. Stefano, di S. Maria dell'Arco, del SS: Rosario) che li assegna al sacerdote Vincenzo Giunti di Strongoli, in questi anni procuratore e agente dello "stato" dei Pignatelli." Ammontano a 87 ducati.
Altre piccole chiese non hanno presentato le rivele date le modeste rendite. (S. Caterina, S. Maria di Monte Carmelo, dentro le mura ; S. Biagio, S. Giovanni in Campo e San Marco, fuori le mura):