Il castello di Melissa(1)
Oggi solo i ruderi appaiono di quello che fu il castello di Melissa ... Dimora per molti secoli del potere feudale.
Posto sulla parte più alta del costone roccioso con le sue tre torri circolari protese dritte verso le colline - Dimora per molti secoli del potere feudale - Oggi solo i ruderi appaiono di quello che fu il castello di Melissa, abbandonato definitivamente al suo triste destino dopo la morte di Geronimo Pignatelli avvenuta nel 1728, all'incuria del tempo.
Il castrum risale al basso medioevo, da alcuni documenti Angioini (1271) appare che la terra di melissa sia già fortificata. Racchiusa da mura con tre porte di accesso all'abitato, Tipico borgo feudale con vie strette e case arroccate su di esse a "semicerchi" che digradano verso la pianura sottostante. E' tra le terre appartenenti al Giustizierato di Valle di Crati e Terra di Giordana ed anche alla sede vescovile di Umbriatico fino al 1818.
Con la vittoria di Carlo D'Angiò e la successiva decapitazione di Corradino l'ultimo degli Svevi ((1268) la signoria passa dalla famiglia Amantea ai cavalieri provenzali che per un periodo breve furono in successione feudatari di Melissa come ricompensa per il servizio prestato al re angioino. L'imposizione di nuovi tributi ed in particolare il diritto sul passo da coloro che transitavano con animali e merci sulla strada regia della marina fecero divampare una ribellione popolare a cui parteciparono gli abitanti dei paesi vicini di Ipsgrò (Cirò), Alichia - con la devastazione del regio palazzo Alitio (oggi palazzo Sabatini - Cirò M) "simbolo della oppressione regia e feudale".
il milite Pietro Athelas all'inizio del trecento è il nuovo feudatario di Melissa ed anche di Cirò ed Alichia - A lui succede il figlio Pernotto - quest'ultimo viene ricordato per la sua crudeltà per le prestazioni che esigeva dai suoi vassalli. La corte angioina dovette intervenire per ristabilire l'ordine ed evitare lo spopolamento delle terre abitate. Nel 1317 il feudo Di Melissa passa di nuovo nelle mani di Giordano di Amantea detto Maniacasale - alla cui morte la figlia Isabella lo porta in dote (1329) a Gerardo di Sambiase.
Dal 1390 il feudo di Melissa passa nelle proprietà di Nicolò Ruffo conte di Catanzaro - nominato anche marchese di Crotone da re Ladislao D'Angiò-Durazzo. Il conte Ruffo nel 1404 è privato dei propri possedimenti dal re per essere passato con gli Angioini filo francesi e le assegna al capitano di ventura Pietro Paolo Andreis da Viterbo conte di Belcastro.
Dopo la morte di Ladislao I avvenuta il 6 agosto del 1414 le succede la sorella Giovanna II. Ritornato dalla Provenza dove era emigrato Nicolò Ruffo riconciliato con la sovrana lo reintegra nelle sue terre tra cui anche quella di Melissa. Muore nel 1435 e gli succede la figlia Giovannella Ruffo - Morta anche lei l'anno dopo gli succedeva la sorella Errichetta Ruffo la quale concedeva il castello e la terra di Melissa al catanzarese Teseo Morano per i servigi prestati, già possessore del feudo di Santa Vennera situato lungo la valle del Lipuda.
La terra di Melissa nel 1441 la troviamo tra i possedimenti di Antonio Centelles figlio di Gilberto de Centelles e Costanza di Ventimiglia, contessa di Collesano - un condottiero che aveva conquistato in precedenza per Re Alfonso V d'Aragona gran parte della Calabria e ne era divenuto viceré. Incaricato dal re di trattare il matrimonio tra la contessa di Catanzaro Errichetta Ruffo, unica erede della famiglia, con Innico d'Avalos - lo conclude per se stesso sposando Errichetta e disobbedendo agli ordini ricevuti, forse per l'avvenenza della contessa o per brama di potere sperando nel perdono del Re. Inoltre il Centelles "rifiuta di pagare la tassa sui fuochi per le sue terre, usurpa i beni ecclesiastici e le rendite regie".
Re Alfonso d'Aragona nell'ottobre del 1444 scende in Calabria con il proprio esercito per porre fine alla ribellione e al potere del Centelles - assedia e conquista dapprima la terra di Melissa poi altre terre tra cui Cirò. Melissa tolta al Centelles, viene posta in demanio regio. "Nei pressi di Cirò il sovrano assegna la castellania del "castrum" di Melissa , vita sua durante al "secretario" Blasio de stephano". "Toccano, come stipendio mensile al de Stephano un'oncia d'oro ed ai dodici soldati quindici tari, un tomolo di grano ed un barile di vino a testa".
il Centelles chiede nel 1445 la clemenza reale, il Re la concede e lo obbliga a soggiornare a Napoli ma gli toglie tutti i feudi. Successivamente il Centelles si pone al servizio della repubblica di Venezia e poi di Milano. Melissa ritorna nei possedimenti del Centelles per brevi periodi nel 1459 e dal 1462 agli inizi 1466. Il 29/12/1463 concedeva la signoria a Giovanni De Micheli di Catanzaro per i servigi prestati e la terrà fino a quando il Centelles non verrà fatto arrestare nella cattedrale di Santa Severina su ordine di Re Ferdinando succeduto a Re Alfonso, probabilmente per cospirazione contro gli Aragonesi, e rinchiuso in Castel Nuovo a Napoli, e di lui non si ebbero più notizie.
Dapprima i Campitelli poi i Pignatelli
Melissa per quasi 40 anni era stata posta in demanio regio, (escludendo alcuni brevi periodi) quando il 22 Aprile 1485 per 3.000 ducati Vinceslao Campitelli regio tesoriere della Calabria, acquista da re Ferdinando I il feudo di Melissa.
Con questo atto cessa la presenza di un presidio regio che qualche anno addietro era stato rafforzato da re Alfonso per la presenza di turchi e veneziani sulle coste Ioniche, e subentra quello di tipo baronale con un castellano e delle guardie del feudatario.
LE TERRE DEL FEUDATARIO
Il barone aveva sposato Lucia Contestabile figlia ed erede di Giannoto (joannocto) barone di Settingiano che porta in dote "il feudo dei Pessuni" ( "Cerza") situato vicino la foce del fiume Neto.
Il barone aveva inoltre vari possedimenti feudali - Tempo prima - con il regio assenso del 1474 aveva acquistato il feudo di Apriglianello nel territorio di Crotone, insieme a Cornito (Piano del Conte) e con Pessuni costituiranno il feudo di Aprigliano.
Altro territorio che apparteneva al barone di Melissa era quello di Rivioto situato in parte nel territorio di Mesoraca ai confini con Marcedusa ed anche in quello oggi di Cotronei ai contini con Petilia Policastro. Inoltre aveva avuto on enfiteusi perpetua dall'abate Florence di San Giovanni in Fiore il fondo Agliarella . l territori più rilevanti erano quelli di Melissa ove il barone aveva anche dei terreni burgensatici (di piena proprietà). I territori venivano amministrati attraverso dei governatori oppure con dei contratti ove l'affittuario pagava "il terraggio".
Il barone per i terreni feudali pagava al fisco regio l'adoha piuttosto irrilevante per i terreni posseduti, invece al comune pagava l'imposta fondiaria della bonatenenza sui terreni burgensatici.
Nel "tenimento" di Melissa i terreni feudali e burgensatici costituiscono quasi i 2/3 dell'intero territorio "estesi ininterrottamente dalla marina alla montagna". Valle di Casa, Perticaro, Basilisca, Ponta, Campo, Ru, Chiuse, Pietropolito, Vecchio, Mannà, Fragalà ecc.. "Alle suddette proprietà fondiarie del barone bisogna aggiungere il castello, alcune case e magazzini, "li trappeti de basso e de suso" nel paese, i mulini feudali di Passeri e Celsi sotto Fragalà."
Le terre più produttive venivano messe a coltura dal barone per fare "industrie et masseria", le altre venivano date in fitto ai massari locali. La terra della marina era il luogo più pericoloso di tutto il territorio dell'università; "li metituri e altri garzoni non fossiro pigliati dali turchi andavano, et soliano andare alcone volte con i cavalli, giomente et homini armati a defensione , et guardia di detti metituri industrie et massaria" da queste poche righe tratte da un documento compilato al tempo del barone Gio. Maria Campitello ( 1561 – 1574) si apprende lo stato di tensione e paura di tutti dal pericolo turco e la necessità continua il documento di aver costruito, i loro antenati, una torre alla marina per difendere le loro masserie, gli uomini e gli animali.
LO "IUS PASCENDI"
Molti erano i fondi feudali ove la popolazione esercitava il diritto civico dello "ius pascendi" il diritto di pascolare su proprietà altrui, "che comprendeva includendoli, quelli di potere attingere acqua, pernottare, farsi il ricovero e fare legna". Su alcuni fondi quelli "Comuni o Universali" la popolazione poteva pascolare durante tutto l'anno i propri animali senza dover pagare ad alcuno. Si tratta di terreni si scarsa qualità e ubicati in diverse parte del territorio comunale. Su altri invece, la popolazione poteva fare pascolare il proprio gregge solo da Maggio a Ottobre durante il ciclo del pascolo. Invece durante il ciclo della semina erano i proprietari che esercitavano unicamente durante l'anno i loro diritti oppure davano in fitto le terre. Inoltre erano interdetti agli usi civici, in ogni tempo, i fondi (Camere Chiuse) dove perduravano vigne, giardini, orti, siepi, muri, territori questi, piuttosto vicino all'abitato.
I DIRITTI GIURISDIZIONALI DEL FEUDATARIO
Il feudatario nella vita comunitaria aveva notevoli poteri e molteplici diritti ed anche dei doveri. A lui spettava l'amministrazione della giustizia che la delegava ad un governatore di propria fiducia. Il barone concedeva la possibilità di esercitare l'attività di mastrodatta, cioè quella di redigere e custodire atti pubblici o privati - a colui o coloro che offrivano mediante asta pubblica la somma più alta. I mastrodatti incaricati erano generalmente dei sarti o dei calzolai categorie piuttosto scolarizzate. Nominava anche il mastrogiurato (capo delle guardie) che aveva il compito di apertura e chiusura delle porte del paese: era responsabile della sicurezza, si avvaleva dell'opera di più guardie, garantiva l'ordine e controllava coloro che entravano e uscivano dal paese. La nomina del sindaco eletto dai capofamiglia, generalmente nel giorno di ferragosto in piazza, veniva posta al vaglio del feudatario che doveva approvarla. La nomina aveva la durata di un anno.
Altra nomina molto importante per la comunità era quella della Bagliva (pubblico ufficiale la cui funzione più importante è quella di sorvegliare tutte le difese ( seminativi, erbaggi, vigne) del feudatario e dell'università). Inoltre il baglivo aveva l'autorità di giudice per sostituire il governatore in quelle cause civili inferiori a trenta carlini. Riscuoteva le entrate derivanti dallo "scannaggio", dalla dogana e dalla "fida" ( tassa che devono pagare i melissesi e i forestieri ("fidaturi") per potere pascolare il bestiame nel territorio Melissese). Ancora il baglivo di Melissa riscuoteva "la finaita" un'imposizione (pena) che doveva essere pagata da coloro che oltrepassavano il confine (sconfinavano) ed entravano a pascolare il proprio bestiame nel territorio di Melissa .
Altra funzione di rilievo nella Melissa medioevale-moderna era quella della "Portulania", il feudatario l'affidava per trarne profitto. Il vice- portulano, da documenti, risulta avere il compito di fare rispettare le disposizioni al fine del mantenimento della pulizia e della accessibilità alle strade pubbliche ai cittadini ed ai viandanti. In caso di mancata osservanza, doveva esigere contro i trasgressori le pene previste e di applicarle a suo beneficio. "s'ordina, e commanda che nessuno presuma buttare / ne fare buttare monnezze, ne altra sorte de ribalderia / in le strad..e e piazze publiche, ne fare scaricare terra / sotto pena d'un d.to." (ducato) ecc... (Di solito affittata all'università)
LA CATAPANIA
Il commercio veniva regolamentato attraverso i capitoli della catapania e concessa dal feudatario mediante fitto a persone idonee e capaci che non dovevano essere mercanti o "potigaro". Ogni persona che vendi o compra merci deve avere tutti i pesi e misure che siano giusti e bollati dal catapano. Inoltre si richiedeva l'espressa licenza per l'esercizio dell'attività. Chi non rispettava le regole incorreva in una multa di 15 carlini. I forestieri pagavano un carlino quando caricavano, scaricavano o facevano magazzini per la Terra. Tutti coloro che vendono olio e vino devono avere cannate, quarte…. giuste e sigillate dal catapano. Per la regolamentazione di ogni misura i cittadini pagavano un carlino i forestieri due carlini e cosi via per la carne, i pesci ... ecc. Se i proprietari delle merci e i cittadini si sentivano gravati, potevano ricorrere al Barone della Terra, se ritenevano "l'Assisa" eccessiva. Il Barone poteva intervenire per proteggere i denuncianti.
IL FEUDATARIO E I LIMITI TERRITORIALI
Gio.Battista Campitelli nipote di Vinceslao nel 1520 difese l'integrità territoriale dell'università di Melissa dall'azione messa in atto dal feudatario di Cirò e Santa Severina - Andrea Caraffa dinnanzi al commissario regio Francesco Iasio ritenendosi usurpato. Il tratto del contendere era quello da nord dei nostri confini fino al torrente Petraro. La causa si concluse definitivamente dopo molto tempo (più di un secolo) senza alcuna conseguente limitazione territoriale per i feudatari di Melissa.
Il barone Gio.Battista aveva casa anche a Crotone presso le mura vecchie - ed era iscritto al seggio nobiliare di S. Dionigi. Nel 1533 ottenne la cittadinanza Napoletana, Alla morte di Andrea Caraffa avvenuta nel 1526 gli succede Galeotto Caraffa. Dal relevio presentato dal nipote si indicavano entrate per ducati 149.4 relativi al feudo di Rivioto quello di Policastro. Il feudo di Rivioto seguirà le alterne vicende di quella terra e non più compare nei possedimenti del barone di Melissa.
LA TERRA DI MELISSA: IL FISCO REGIO
Come le città e i casali del regno, anche la terra di Melissa pagava al fisco regio l'imposta sui fuochi, l'adoha e altre contribuzioni occasionali (donativi) per il sostenimento delle attività amministrative e militari ed altro. Il focatico (imposta sui fuochi) veniva pagato dall'università in base al numero delle famiglie (focolari) presenti nella comunità con delle eccezioni come vedove e nullatenenti. La regia corte inviava a date prefissate dei contatori (contaturi regi) che di casa in casa censivano le famiglie ed il loro stato sociale. La loro permanenza durava circa 15 giorni e bisognava provvedere al loro sostenimento, dei loro familiari e delle loro cavalcature. Stabilito l'importo delle tasse in ducati carlini e grana che l'università doveva pagare, essa provvedeva a ripartirlo tra I fuochi con il metodo dell'apprezzo e pagato soprattutto dai ceti più poveri. Se gli amministratori non riuscivano a raccogliere il denaro dai cittadini ed a pagare entro un termine prefissato arrivava in paese il commissario per richiedere delle collette ai cittadini e fare "correria" cioè a sequestrare buoi, vacche o a incarcerare i ritardatari.
L'imposta sui fuochi aveva chiaramente dei fini fiscali - A Melissa nel 1444 erano presenti 118 fuochi, nel 1545 erano 184, nel 1595 erano 251, nel 1669 erano 158. – oggi questi dati permettono di calcolare il numero degli abitanti della nostra comunità con una certa attiguità, i registri delle parrocchie sono andati dispersi. Basti moltiplicare il numero dei fuochi per un coefficiente rappresentante il numero dei componenti di una famiglia media. Tale coefficiente è 5 secondo alcuni esperti di storiografia (Beloch).
IL CASTELLO
ll castello, luogo di difesa da eventuali nemici ma anche luogo di dimora per i Campitelli, alcuni di essi fanno testamento davanti al notaio nell'ultima camera di tramontana (Giovanbattista Campitelli) dando disposizione che il corpo sia seppellito nella chiesa di S. Giacomo dove riposano i suoi antenati.
Lo stesso conte nel 1605 aveva acquistato il feudo di Strongoli per 70.000 ducati dal principe di Bisignano Nicola Bernardino Sanseverino ed esteso la proprietà - Dalla metà del seicento inizia la decadenza del castello prima "i Campitelli e successivamente i Pignatelli cominciano a spostare il loro interesse e la loro residenza nel castello di Strongoli e nella torre di Melissa e poi nel nuovo casino di Fasana".
"ll lento declino è evidenziato dall'inventario del 1703. Allora il castello non era ancora degradato nelle sue strutture principali ed era costituito da sala, camera, camera contigua, camera contigua, camera del forno, camerone, scrivania, camerino contiguo, cortile, cantina, primo cellaro, 2.o cellaro e cocina. Pur essendo ancora abitabile, l'arredamento tuttavia denota lo stato di abbandono." Il castello viene definitivamente abbandonato con la morte Di Geronimo Pignatelli (1728). Nel catasto Onciario di Melissa del 1743 il castello viene cosi descritto "... possiede nel ristretto della med.a t.ra di Melissa un castello, quale per non essere stato abbitato per molti anni minaccia delle rovine".
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L'incuria del tempo e l'abbandono dei Pignatelli hanno lasciato il castello al suo triste destino - Bisogna comunque ricordare che in tempi piuttosto recenti alcune amministrazioni hanno contribuito al disfacimento del sito non intervenendo allo scempio di alcune costruzioni o peggio demolendo quel che ancora si ergeva. Onde evitare equivoci ci riferiamo innanzitutto alla torre che volge a Levante ove il dott. Vincenzo Garrubba di Strongoli, aveva costruito all'interno un'abitazione adibita a clinica a cui potevano accedere tutti i Melissesi - l'abitazione successivamente era stata ceduta nel 1915 al signor Saverio Procopio ritornato dall'America ove era emigrato.. Inoltre anche durante il periodo fascista la famiglia Rosati costruisce la propria casa demolendo la parte centrale del castello nell'indifferenza di coloro che avrebbero potuto intervenire in salvaguardia della vestigia perimetrale del sito.
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I Campitelli rimarranno Feudatari di melissa Da 1485 al 1688 a cui succederanno i Pignatelli dal 1668 al 1806.
- Vinceslao Campitello (1485 - 1493) Primo barone di Melissa
- Lorenzo Campitelli (1493 - 1516) Secondo barone di Melissa
- Giovanbattista Campitelli (1516- 1561) Terzo barone di Melissa
- Giovanni Maria Campitelli (1561 - 1574) Quarto barone di Melissa
- Giovanbattista Campitelli (1574 - 1608) Quinto barone di Melissa e primo conte di Melissa dal 17/luglio 1591 .
- Annibale Campitelli (1608 - 1624) Secondo conte di Melissa e primo Principe di Strongoli dal 1620 per concessione di Filippo III re di Spagna.
- Francesco Campitelli (1624 -1668) Terzo conte di Melissa e secondo principe di Strongoli - (Molto discusso per lo jus primae noctis)
"Morto Francesco Campitelli senza figli maschi legittimi, con lui si estinse il casato, i cui beni e titoli passano a Domenico Pignatelli, figlio di Giovanna Campitelli sorella di Francesco e moglie di Geronimo Pignatelli."
Domenico Pignatelli (1668 - 1695) ; Geronimo Pignatelli (1695 - 1728); Ferdinando Pignatelli (1728 - 1767); Salvatore Pignatelli (1767 - 1792); Ferdinando Pignatelli (1792 - 1799) decapitato per aver preso parte ai moti Giacobini ); Francesco Pignatelli ultimo feudatario di Melissa fino al 1806, anno in cui viene il 2 agosto promulgata la legge di eversione della feudalità.
Con le leggi di eversione della feudalità Giuseppe Napoleone (fratello di Bonaparte) re di Napoli abolì la feudalità nel Regno di Napoli, "sostenitore dell'uguaglianza dei cittadini e della proprietà libera da vincoli feudali e comunitari".
Con l'abolizione della feudalità il Principe Pignatelli perde i diritti giurisdizionali "non ha più alcun diritto sull'elezione degli amministratori ed ufficiali municipali, eletti ora dai proprietari fondiari e dagli artigiani locali." Chiede la ricompensazione finanziaria per le mancate rendite derivanti; dalla mastrodattia, portolania e bagliva. I terreni burgensatici (di sua proprietà) restano di proprietà del conte mentre quelli feudali sui quali i cittadini esercitano gli usi civici (diritto di pascolo) dovranno essere ripartiti con il comune in base al decreto del 3 dicembre 1808 art. 9. Alla fine di tutte le operazioni nel 1813 il comune che prima non aveva nessuna tomolata ora ne possiede 4.425 ponendosi tra i primi nel distretto di Rossano.
(N.B. La ripartizione delle terre è avvenuta tramite arbitri (Periti) di fiducia delle parti (Pignatelli - Comune di Melissa) - Sulla base dei dati tratti dalla documentazione presentata - Capitalizzando le rendite dei demani del Barone Pignatelli e quella degli usi (es. servitù di pascolo) per il Comune al tasso del 5%, si ottengono i capitali dell'una e dell'altra rendita - Proporzionalmente si è proceduto alla divisione delle terre).
Bibliografia: A. Cosentino - Melissa Medievale e Moderna
Bibliografia: A. Pesavento - P. Rende - la "verità" del Signor barone di Melissa
Bibliografia: A. Pesavento - Il castello di Melissa e la Torre di Torre Melissa
Bibliografia:
A. Pesavento - Un inventario cinquecentesco del castello di Melissa
Bibliografia A. Pesavento - Pino Rende - Il feudo "De Rivioto" in territorio di Policastro e Mesoraca