Dopo i fatti di Fragalà
FRAGALA'
Alle spalle dell'altura rocciosa ove il borgo è posto, appena superato il Canyon, abbiamo una vasta area di terre che comunemente noi Melissesi chiamiamo "A Muntagna" (La Montagna). Da secoli al centro degli interessi dei vari feudatari (caccia); questo territorio boscoso è stato diviso nel 1811 tra il comune di Melissa e Francesco Pignatelli (Feudatario). Successivamente gran parte di questi terreni ove persisteva la macchia mediterranea - Fragalà, Lupicello, Russomanno, Vecchio - negli anni trenta dell'ottocento sono stati disboscati da alcuni nostri possidenti locali (tra cui Gennaro Rossi) - in quanto come racconta G.F.Pugliese , si era Svegliato "l'ardore per la semina".
Le prime quotizzazioni a Melissa sono avvenute nella seconda metà dell'ottocento sui terreni comunali, ed anche questa vasta area in parte ne è stata interessata: A Fragalà ai contadini erano stati concessi 37,66 ha per un totale di 20 quote; e fino al 1935 la famiglia Polito industrianti del feudo lo aveva seminato.
Con l'approvazione della legge Sila del maggio 1950 avvenuta a seguito dell'eccidio di Fragalà, la maggior parte delle terre di Anselmo Berlingieri (1.354,63 ha) vennero espropriate dall'Opera Valorizzazione Sila (OVS) a favore dei lavoratori della terra. I terreni espropriati della Montagna vennero dapprima disboscati e resi coltivabili, successivamente assegnati ai contadini. Dal fondo Fragalà l'OVS assegnò 9 poderi ai braccianti privi di terra tali da formare aziende indipendenti (52,64 ha) e 74 quote pari a 169,24 ha a quei contadini poveri, seppur aventi delle terre non erano autosufficienti. Complessivamente a Melissa furono assegnate 104 poderi e 322 quote alla presenza del ministro dell'agricoltura A. Segni.
Anche l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Squillace nello stesso periodo assegna " in base alla legge 284 del 1944 (decreto Gullo) in enfiteusi perpetua 31,37 ettari di terreno comunale sempre in quelle terre nelle località di Palombardo, Margisana e Vendiruca a 86 braccianti indigenti che ricevono una sola tomolata di terra a testa coperta da fitta vegetazione di arbusti e cespugli." Ricordiamo che dopo le quotizzazioni del 1863 e del 1891 il comune non aveva più molte terre da assegnare, comunque di scarso valore agrario.
Con la dissoluzione del latifondo quelle terre appartenute nei secoli scorsi ai vari feudatari sono ora, assegnate ai contadini che possono disporre di una quota tutta propria. Il contratto di vendita venne effettuato con pagamento rateale del prezzo in trenta annualità e con dominio riservato a favore dell'OVS sino all'integrale pagamento, di fatto, rendendo i braccianti dei piccoli proprietari terrieri (Piccoli imprenditori). Il barone Berlingieri non fu espropriato di tutti i suoi terreni; gli rimasero quelli della Piana della Stazione impiantati a vigna a Torre Melissa che saranno oggetto negli anni successivi di speculazione edilizia.
Le terre oltre il "canyon" erano state ormai quasi totalmente disboscate e attraversandole per i viottoli da Ciel di Rose - Mannà fino a Fragalà – Passeri il paesaggio era totalmente cambiato. Non più boscaglie o terreni incolti ove le piante selvatiche erano padrone del territorio ma delle terre coltivate a frumento e a legumi - ove qualcuno inizia a impiantare qualche vigneto, diversi col tempo incominciarono con la coltivazione dell'ulivo.
L'attività dell'Opera Valorizzazione Sila
L'attività dell'Opera Sila non era solo circoscritta all'esproprio e all'assegnazione dei terreni ma era piuttosto complessa dovendo organizzare i servizi di assistenza tecnica ed economica – finanziaria per gli assegnatari. (Inoltre gli assegnatari per un periodo di venti anni dalla stipulazione del contratto di vendita dovevano fare parte di cooperative consorzi che L'Opera aveva promosso e costituito per garantire l'assistenza tecnico-finanziaria. ) l'Opera Sila negli anni 50 impegna quasi 250 milioni di lire (5,5 milioni di euro attualizzati) per le anticipazioni in sementi, per i vigneti impiantati 60 ettari e per gli uliveti 85 ettari, vengono finanziate 6 km di strade interpoderali. A Torre Melissa viene costruito il borgo C. Colombo (Chiesa, scuola elementare 4 aule, botteghe, Trattoria, sala riunioni , uffici per l'Opera Sila), venticinque case coloniche, la rete d'illuminazione,
Nello stesso periodo l'Opera Sila si appropriò del progetto dell'Acquedotto del Lese, una iniziativa partita nel 1914 che aveva come obiettivo di costruire una rete idrica tale da servire un consorzio di sei paesi tra cui Melissa. Questo progetto rappresentava un importante passo per garantire l'approvvigionamento di acqua potabile alle diverse comunità. La spesa era gravosa e per decenni il progetto era rimasto fermo .L'attesa dell'acqua era tanta – l'OVS lo estese a molti paesi del comprensorio crotonese scavando a Savelli una "galleria di captazione". L'acqua arriva in paese nel settembre del 1955 - Vengono introdotte nove fontanine nelle varie rughe, la prima fontana venne fatta a San Francesco, in pochi minuti si potevano riempire i barili d'acqua, tutti erano contenti di non dover fare più la fila, anche di notte, per pochi litri di acqua a Gardu "La gente sorrideva , si faceva una bevuta prima di mettere il barile sotto quel rubinetto di acqua scrosciante". "Fu uno scialo" per almeno un certo periodo di tempo. Anche a Torre Melissa l'acqua del Sele arriva nel marzo 1958.
Altre opere vengono realizzate nel periodo tramite l'intervento pubblico: La traversa interna – la strada rotabile che riunisce il paese, non più attraversato solo da cavalcature, ma da mezzi di trasporto dalla Porta jusi fino a San Francesco. Dopo alcuni scioperi, i lavori iniziati verso la fine del 1950 terminarono nell'estate del 1956. La traversa doveva essere realizzata trenta anni prima durante la sindacatura di Giovanni Santillo (vedi i socialisti, Il XX Secolo) ma molti cittadini si opposero per gli indennizzi irrisori che avrebbero ricevuto per la demolizione delle loro case.
Negli stessi anni altre opere pubbliche vennero realizzate come quella del consolidamento a difesa dell'abitato al fine di evitare le frane. Nei secoli passati molte grotte erano state scavate alle pendici ed ai fianchi del costone roccioso per poter ricoverare gli animali e ricavarne dei porcili. Inoltre anche i torrenti pianeggianti vennero bonificati ed imbrigliati perché interessati dal dissesto idrogeologico.
Il Cambiamento
Volgendo lo sguardo nel passato recente ed anche molto più lontano nel tempo, possiamo asserire che i problemi dei nostri padri e dei nostri avi erano praticamente sempre gli stessi: la terra (lavoro), l'acqua, la viabilità e soprattutto l'igiene,
Gli anni 50 del secolo scorso sono stati quelli del cambiamento, dopo tanti secoli avveniva la dissoluzione del latifondo e la conseguente redistribuzione delle terre, antica aspirazione della gente di Melissa. Vennero costruite anche tutte quelle opere e servizi pubblici necessari per la vita comunitaria che da tanto tempo la popolazione aspettava e non più procrastinabili. Il cambiamento riguarda anche l'aspetto sociale: sono molte le famiglie che abbandonano le loro abitazioni anguste e modeste, spesso monocamerali del centro storico per spostarsi nei nuovi rioni: Chiusi, giù all'inizio dell'abitato, altri iniziano ad edificare il rione Piana degli Angeli in alto dell'abitato. Questa rinata vitalità o cambiamento è dovuta alla maggiore fiducia della gente nelle attività e nella possibilità di crescita personale dopo la redistribuzione delle terre del feudo, congiunta all'aumento dell'occupazione per la realizzazione delle diverse opere pubbliche che di fatto hanno migliorato le condizioni di vita della popolazione sollevandola momentaneamente dalle difficoltà preesistenti.
Quel sogno sfumato
Quel sogno che per molti secoli i nostri avi avevano auspicato si era ormai concretizzato - I nostri padri avevano messo a coltura, nei primi anni dopo l'ultima redistribuzione delle terre, ben 3.770 ettari (1956) di cui 3.300 a seminativi, 270 a vigneti e 200 a uliveti, ovunque le terre erano state arate e lavorate, pure quelle di collina scarsamente produttive, brulle e pendenti che circondano il nostro territorio comunale. Certo, non mancava la voglia e la laboriosità di trarre dei frutti da quelle terre in parte aride e spoglie che l'OVS aveva loro assegnato. Il limite che hanno dovuto sopportare è stato quello della ristretta distribuzione di terre, non bastevole per trarre quel reddito necessario ad un naturale tenore di vita.
Quei poderi e quelle quote che l'Opera Valorizzazione Sila aveva assegnato ai contadini ed ai braccianti non poteva costituire un "organismo vitale" in quanto ciascun podere non superava i 4,5 ettari e le quote non superavano i 2,5 ettari, una estensione ritenuta da tutti inidonea a soddisfare le esigenze familiari. Quel sogno divenuto realtà in poco tempo nell'arco di un decennio era sfumato, solo un ricordo del passato - In molti lasciarono il centro storico, alcuni già negli anni 50 emigrarono in l'Australia, altri dal 1959 partirono per la Repubblica Federale Tedesca (RFT) e nel corso degli anni sessanta l'emigrazione diventa un fenomeno di massa sia verso le regioni settentrionali sia verso la (RTF) .------------------
Bibliografia: Melissa contemporanea - Antonio Cosentino